Libia: perché il mondo ci tratta come una “Repubblica delle banane”?

Difesa Online ESTERI

Noi in Libia non combattiamo, non vediamo e probabilmente non capiamo nemmeno quello che accade.

Il plauso va dunque ai responsabili in Libia: il generale Fronda (comandante della Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia) ed al colonnello Tinelli (comandante della Task Force Ippocrate).

Forse è ora che qualcuno abbia il coraggio di ammettere la risposta più onesta e banale al solito quesito: perché il mondo ci tratta come una “Repubblica delle banane”?

Questo gesto irride l’Italia e legittima il mondo a trattarci come una “Repubblica delle Banane”. (Difesa Online)

Ne parlano anche altre testate

La notizia ha dell’incredibile e dimostra che a livello internazionale il nostro Paese non conta più nulla. Ad alcuni militari del Celio e della Brigata Julia è stata però negata l’autorizzazione allo sbarco da parte delle autorità libiche, perchè mancava sul loro passaporto il visto d’ingresso. (infodifesa.it)

Un caso di “respingimento” senza scrupoli, ridicolo e al tempo stesso umiliante per loro e per noi. Proviamo ad immaginare cosa sarebbe accaduto se un “incidente” di questo tipo avesse coinvolto i Marines Americani giunti in un qualsiasi Paese amico. (Imola Oggi)

La notizia ha dell’incredibile e dimostra che a livello internazionale il nostro Paese non conta più nulla. A dirlo è il senatore Enrico Aimi, capogruppo di Forza Italia in Commissione Esteri al Senato. (Fatti e avvenimenti)

Il senatore Enrico Aimi, capogruppo di Forza Italia in Commissione Esteri, ha denunciato la beffa dei militari rimandati a casa. «Segnali piccoli e grandi, ma pure pericolosi, che i turchi non ci vogliono fra i piedi in Libia (ilGiornale.it)

Secondo quanto emerso, il governo di Tripoli avrebbe negato lo sbarco dei nostri militari contestando la mancanza del visto sul passaporto. Anche Fratelli d’Italia ha chiesto “ai ministri Di Maio, Guerini, Speranza spiegazioni su 40 militari italiani respinti in Libia”. (OFCS.Report)

E che nessuno da Roma abbia mossa un sol dito per evitare al Paese l’ennesima figura di peracottari internazionali. Eppure da quelle stesse coste partono tutti i giorni, verso l’Italia, centinaia di uomini privi di ben altro che una banale firma. (Osimo Oggi)