Quasi il 20 per cento dei poliziotti del Beccaria torturava i minori detenuti: “Quel carcere andava già chiuso”

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Video suggerito A cura di Giorgia Venturini 2 Foto di repertorio Sono 13 gli agenti di polizia penitenziaria del carcere minorile "Beccaria" di Milano arrestati nella mattinata di oggi lunedì 22 aprile con l'accusa a vario titolo di essere responsabili di maltrattamenti e di abusi sessuali. Dodici di questi sono attualmente in servizio. Altri otto dipendenti dello stesso corpo di polizia, tutti in servizio all’epoca dei fatti nel carcere, sono stati sottoposti alla misura cautelare della sospensione dall’esercizio di pubblici uffici. (Fanpage.it)

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MILANO – Un’ordinanza di custodia cautelare è stata eseguita dalla polizia nei confronti di 13 agenti della Polizia Penitenziaria, 12 dei quali tuttora in servizio presso l’Istituto penale minorile “Cesare Beccaria” di Milano, accusati a vario titolo di maltrattamenti, concorso in tortura, e una tentata violenza sessuale nei confronti di un detenuto. (Livesicilia.it)

Milano, Sala su Beccaria: "Struttura in stato di abbandono da anni" 22 aprile 2024 (Il Sole 24 ORE)

Il cappellano del carcere minorile: "Non abbiamo fatto finta di niente" (LAPRESSE)

Nelle conversazioni intercettate parlavano di "schiaffi paterni", botte "educative" a detenuti che "se le sono meritate", si vantavano per "mazzate" e "palate" anche con metodi che permettevano di "non lasciare un segno addosso". (IL GIORNO)

https://video.repubblica.it/edizione/milano/beccaria-don-rigoldi-ragazzi-lamentavano-violenze-da-tempo/467595/468550 Copia Copia “I ragazzi si erano lamentati delle violenze della polizia? Sì, diverse volte, se ne è parlato e se ne è discusso molto attivamente. (Repubblica TV)

– Per non lasciare segni delle violenze sui corpi dei giovani detenuti, gli agenti della polizia penitenziaria indagati utilizzavano anche sacchetti di sabbia per colpirli. In alcuni casi venivano ammanettati con le mani dietro la schiena per impedirgli di muoversi, sottoposti a pestaggi che avvenivano in un ufficio o in stanze che gli stessi ragazzi definivano "celle di isolamento". (IL GIORNO)