L’importanza di chiamarla Giorgia: familiarità e consenso “vs” tecnostrutture. Ed Elly? Un tecnicismo…

Secolo d'Italia INTERNO

L’importanza di chiamarla “Giorgia”. E, da parte sua, di farsi riconoscere elettoralmente proprio così. Il nome della premier è il fatto politico del momento. Non è la prima volta che accade, certo: da quel «io sono Giorgia...», declamato in piazza San Giovanni come paradigma di donna e leader irriducibile (Secolo d'Italia)

La notizia riportata su altri media

«Sono e sarò sempre una di voi», è il motto che ha accompagnato l’annuncio a sorpresa in Abruzzo. L’asticella è scritta ancora a matita ma è ben presente nei ragionamenti dei dirigenti di Fratelli d’Italia. (ilmessaggero.it)

La conferma arriva dal manuale di istruzioni per il voto inviato ai presidenti di seggio e scrutatori per le precedenti elezioni Europee del 2019 e che sarà replicato anche in occasione della tornata elettorale dell'8 e 9 giugno (AGI - Agenzia Italia)

Così a Dimartedì (La7) viene commentata l’ultima trovata elettorale di Giorgia Meloni da Michele Santoro, che con la sua lista Pace Terra Dignità ha superato la soglia di firme necessarie per presentarsi alle prossime elezioni europee (“Dobbiamo passare al vaglio della legalità – spiega il giornalista – però è stata davvero un’impresa straordinaria perché fatta da un gruppo molto organizzato, diciamo”). (Il Fatto Quotidiano)

Sulle schede elettorali è possibile scrivere soltanto il nome di battesimo del candidato, senza che questo invalidi il voto. Secondo quanto espresso dalle norme vigenti, alle quali fanno riferimento fonti del ministero dell’Interno, infatti, il voto attribuito risulta valido anche “utilizzando espressioni identificative quali diminutivi o soprannomi, comunicate in precedenza agli elettori, in quanto modalità di espressione della preferenza che può essere usata da qualunque elettore”. (LAPRESSE)