Che cosa sta succedendo in Israele? Perché le proteste contro la «riforma»? Netanyahu cambierà idea?- Corriere.it

Corriere della Sera ESTERI

Di Davide Frattini Le proteste vanno avanti da 11 settimane, i sindacati hanno dichiarato uno «storico» sciopero generale, il Paese è bloccato. Dopo il licenziamento di Yoav Galat, ministro «critico», cosa succederà? DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME - Sette giorni dopo l’insediamento alla fine dell’anno scorso il governo di estrema destra ha presentato quella che considera una «riforma» necessaria del sistema. (Corriere della Sera)

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I suoi critici lo accusano di volere diventare proprio questo: un monarca di fatto, grazie alla controversa riforma della giustizia che renderebbe impossibile ai giudici detronizzarlo. Di certo c'è che Benjamin Netanyahu, il leader più longevo nella storia israeliana, cinque volte primo ministro, capo del governo per quindici anni, affronta oggi forse la crisi più seria della sua carriera, con lo Stato ebraico paralizzato da (la Repubblica)

Il congelamento dell'iter parlamentare della nuova norma è costato però molto caro al capo dell'esecutivo. (ilGiornale.it)

Il compromesso di Netanyahu Il premier congela la riforma della Giustizia in cambio di una polizia privata guidata da Ben Gvir. Il sindacato ferma lo sciopero, ma non si placano le proteste. Chiuse le ambasciate in tutto il mondo (La Stampa)

Sostenitori della riforma sfondano il blocco di polizia a Be’er Sheva (Il Fatto Quotidiano)

Bibi perdente, Bibi ridimensionato, Bibi sempre più dipendente dalla destra estrema. La sospensione della seconda e terza lettura alla Knesset della riforma della giustizia per dare «tempo» a un esame allargato volto a «raggiungere un’intesa» annunciata ieri sera in diretta tv è per il premier israeliano e leader della destra israeliana una chiara sconfitta politica. (Il Manifesto)

«Non posso far parte di un esercito che potrebbe rappresentare uno Stato che non sarà democratico dopo la riforma di Netanyahu. Accanto alla Cinema City a poche centinaia di metri dalla Knesset, ieri c’era anche Daniel A. (Il Manifesto)