Era radicale, non chic: addio a Leo “Lee” Berry, la Pantera Nera che sedusse i bianchi

la Repubblica ESTERI

NEW YORK — La lotta per i diritti civili degli afroamericani portata avanti dal Black Panther Leo “Lee” Berry, morto qualche giorno fa a 78 anni per anossia cerebrale, resterà per sempre avviluppata alle tartine bacon noci e roquefort servite insieme a champagne il 14 gennaio 1970 nella lussuosa penthouse del direttore d’orchestra Leonard Bernstein, 13 camere da letto affacciata su Park Avenue a … (la Repubblica)

La notizia riportata su altri media

Il suo nome resterà per sempre legato al movimento militante fondato in California nel 1968 in difesa degli afroamericani e a una festa dell’alta società newyorkese che divenne il simbolo di un modo di essere “radical chic". (Necrologi)

Lui, nero e povero, divenne il santino su misura da salotto per i bianchi e ricchi newyorchesi; militava nelle Pantere Nere, organizzazione per la liberazione dei neri d’America, per la loro emancipazione dalla dittatura del capitalismo wasp e finì per essere il pretesto per dare una nuova giustificazione all’élite, privilegiata e annoiata dell’East Side; lui e i suoi compagni volevano spaventare i loro secolari carnefici (... (Liberoquotidiano.it)

NEW YORK – L’ultima pantera nera se ne è andata. Aveva 78 anni. (la Repubblica)

Addio a Lee Berry, membro del Black Panther Party che fu incriminato nel più grande processo intentato contro quel gruppo militante afroamericano e la cui vicenda personale contribuì a ispirare una delle più famigerate riunioni dell'alta società di New York, una festa per raccogliere fondi a casa del compositore e direttore d'orchestra Leonard Bernstein che fu satireggiata senza pietà dallo scrittore Tom Wolfe nel pamphlet "Radical chic". (L'HuffPost)