Salerno, le celebrazioni del 25 aprile: il prefetto Esposito «tutti chiamati in causa per affermare con forza gli ideali di pace e solidarietà»

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Si è svolta stamane, in città, la tradizionale cerimonia per celebrare il 79° anniversario della “Liberazione”. Nella prima parte della mattinata, è stata officiata nella Chiesa del Sacro Cuore la Santa messa in suffragio ai caduti da Padre Raffaele Bufano e Don Giuseppe Greco, Cappellano provinciale della Polizia di Stato. Al termine della funzione, le autorità civili, militari e religiose, i sindaci dei comuni della provincia, i rappresentanti delle Organizzazioni sindacali e delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, gli studenti degli Istituti Comprensivi “Gennaro Barra e Vicinanza” e dell’Istituto Alberghiero di Stato “Roberto Virtuoso” di Salerno e i cittadini accorsi si sono riuniti in Piazza Vittorio Veneto, ove sono stati resi gli onori ai caduti e deposte le corone d’alloro al “Monumento ai Caduti” e alla lapide del Partigiano Tenente Ugo Stanzione. (ilmattino.it)

Se ne è parlato anche su altri media

La Festa della Liberazione dal nazifascismo è diventata occasione per attualizzare i valori di pace, democrazia, uguaglianza, libertà e antifascismo, fondanti della nostra Repubblica e conquistati 79 anni fa con la lotta partigiana. (Corriere)

L’affaire Scurati ha rilanciato la questione, che si è fatta spinosa e complicata da quando Fratelli d’Italia è diventato il partito più votato e la sua leader siede a palazzo Chigi. E ogni (laicamente, nel senso della religione civile) santo 25 aprile. (Il Mattino di Padova)

In Italia le formazioni partigiane si costituirono dopo l’armistizio dell'8 settembre 1943, per iniziativa di antifascisti e di militari del dissolto regio esercito. (la Repubblica)

Ora le “icone” in bianco e nero, istantanee dai bordi ancora frastagliati, di un cinergiornale “civile” destinato al pubblico familiare, dove i volti dei protagonisti, partigiani di una storia combattente, apparivano coetanei, contemporanei, alla propria epopea, fino al grigio nebuloso e incerto della neonata televisione, dove la stessa occasione prendeva le forme, mediaticamente non meno primitive, di una festa ufficiale ormai comandata, fondante, sì, le ragioni della cultura democratica, repubblicana e antifascista - ancora ora e sempre 25 aprile - e tuttavia, il nuovo telespettatore prendeva atto che si trattava ormai di una ordinaria pratica giornalistica presto sbrigata, burocratica narrazione d'obbligo nel servizio pubblico, immobile allora nei suoi due canali: l’aria compunta eppure distaccata dello stato maggiore militare come sfondo, la grisaglia del ministro “preposto” a leggere un testo non meno d’occasione. (L'HuffPost)