Bella Ciao, Giovanna Marini

Bella Ciao, Giovanna Marini

O cattivi - maestri" è riflessione frequente in questi tempi. E nella lista che mentalmente mi ripetevo recentemente non c'era purtroppo anche lei. Per questo, la notizia ha colpito forse maggiormente. Eppure, la canzone "I treni per Reggio Calabria" l'avevo imparata a memoria, molti anni fa. Un testo non facile, e, del resto, chi si ricorda più del 22 d'ottobre del '72 quando 1200 operai, vecchi, giovani e donne andarono dal Nord fino al Meridione per fare una manifestazione. (L'HuffPost)

La notizia riportata su altri giornali

Compositrice, cantante, ricercatrice che ha dedicato la sua vita alla tradizione orale fondando la Scuola di musica popolare di Testaccio negli anni Settanta, la prima nel suo genere. Perdiamo un’autentica cantastorie». (Il Centro)

Innumerevoli e profondi sono stati i suoi legami con la regione a partire dal 1964 quando partecipò allo spettacolo “Bella Ciao”, al Festival de Due Mondi di Spoleto. Tutta l’Umbria piange la scomparsa di Giovanna Marini, storica protagonista della canzone popolare italiana, compositrice, cantante e ricercatrice. (LA NAZIONE)

Marini era stata la pioniera del “canto sociale”, dedicandosi al recupero di vecchie canzoni della tradizione popolare tramandate sino a quel momento soltanto oralmente. (Sololibri.net)

«Vi dispiace se canto?», l’ostinato stile della resistenza

Ci sono canzoni di Giovanna Marini che una volta che le ascolti, una volta che sono entrate nel tuo orizzonte sonoro, puoi essere certo che non ne usciranno più. (doppiozero)

Non mi è facile scrivere di Giovanna Marini, ora che non c’è più, per almeno due ragioni. La prima, personale ed emotiva, è che non avrei mai voluto parlarne al passato; a dispetto del tempo che passava, dell’età e delle malattie, avrei desiderato che Giovanna restasse sempre con noi, a cantarci la vita delle classi subalterne con la sua voce acuta, decisa e forte quanto delicata e pietosa. (Contropiano)

Prendi un gruppo di amici d’estate al mare. Dopo cena, una di loro prende la chitarra e dice, «Vi dispiace se suono qualcosa?». Permesso concesso volentieri, anche se non se la tira per niente, alla signora con la chitarra. (il manifesto)