Visita in un CPR: “E’ una prigione, si vive in gabbia. Tutti dovrebbero poterci entrare per capire”

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“I Cpr non possono essere definiti modelli, non sono centri di accoglienza perché l’accoglienza è altra cosa. Sono vere e proprie prigioni e questa mattina ne abbiamo preso atto, vedendone con i nostri occhi. E’ stato scioccante, forse bisogna che tutti entrino in un Centro di Rimpatrio per rendersi conto che è una barbarie”. Sabrina del Pozzo, delegata Cgil, è stata in visita al Cpr di Palazzo San Gervasio, a Potenza, con una delegazione ristretta, nell'ambito di una iniziativa di respiro nazionale che ha visto impegnati alcuni parlamentari, amministratori, sindacato e Arci. (Primonumero)

Su altri giornali

Gli episodi nel centro di permanenza per il rimpatrio, commissariato da dicembre, sarebbero avvenuti tra il 10 e il 18 febbraio scorso, raccontano Riccardo Tromba, presidente del Naga, e Nicola Cocco medico della rete “Mai più Lager” (TGR Lombardia)

Centri che sono un inferno. La visita di “monitoraggio” è stata effettuata in 8 Cpr: Gradisca d’Isonzo (Gorizia), Macomer (Nuoro), Milano, Roma, Palazzo San Gervasio (Potenza), Bari, Restinco (Brindisi), Caltanissetta. (il Fatto Nisseno)

Dalla somministrazione “massiccia” di psicofarmaci ai tentativi di suicidio “minimizzati dagli enti gestori, in gran parte privati, come mere simulazioni”, alle tracce e segni di autolesionismo riscontrati tra i migranti reclusi. (Il Fatto Quotidiano)

Così dal carcere in cui aveva scontato una condanna per furto è finito nel Cpr di Macomer, dove lo hanno visitato la deputata Avs Francesca Ghirra e le associazioni Naga e Mai più Cpr. Ha un disturbo psichiatrico pesante. (il manifesto)

«Luoghi di vera a propria “detenzione” in cui le persone sono “detenute” senza aver commesso alcun reato e con l’unico scopo – per lo più irrealizzabile, di fatto e di diritto, e irrealizzato – di essere rimpatriate, mentre non vedono garantiti i diritti previsti per i detenuti nelle carceri italiane». (Nigrizia.it)

Fino a un anno e mezzo di detenzione senza avere commesso nessun reato, ma solo un’irregolarità amministrativa. Somministrazione massiccia e sistematica di psicofarmaci. Impossibilità di fatto per i “trattenuti” di far valere i propri diritti, dalla difesa alla salute. (Avvenire)