L'omicidio di Sofia Stefani: un paese in lutto e un ex comandante sotto accusa

Una settimana dopo l'omicidio di Sofia Stefani, agente della polizia municipale di Anzola, il paese si è raccolto nel suo ricordo. Lacrime, silenzi e applausi hanno segnato un incontro molto partecipato, durante il quale si sono affrontati temi, forme, numeri e parole legate al femminicidio.

La serata si è conclusa con una fiaccolata, una sorta di via crucis cittadina che ha toccato le panchine rosse, simbolo della lotta contro la violenza sulle donne.

Il mistero della pistola:

Un collega di Giampiero Gualandi, ex comandante della polizia municipale, ha fornito un dettaglio che potrebbe essere cruciale per le indagini sull'omicidio di Sofia Stefani.

Secondo questo collega, Gualandi non era obbligato a portare l'arma, in quanto svolgeva ruoli amministrativi nella Casa Gialla. Questo particolare infittisce il mistero sulla pistola usata da Gualandi il 16 maggio, quando è partito il colpo che ha trasformato un presunto alterco negli uffici di piazza Giovanni XXIII nell'omicidio di Sofia Stefani.

L'accusa al giudice:

Secondo il gip di Bologna Domenico Truppa, è ragionevole ritenere che Gualandi avesse già in mente di uccidere Sofia Stefani.

L'uomo, ossessionato da Sofia da alcuni mesi, avrebbe impugnato la pistola e premuto il grilletto per chiudere definitivamente i conti con la giovane agente.

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