La Stampa 1/21/2017
«Una sacca d’aria dove respirare e una temperatura non eccessivamente fredda. Magari anche dell’acqua e del cibo, e la compagnia di altre persone». È questo che, secondo Andrea Scapigliati, professore aggregato dell’Istituto di Anestesiologia e Rianimazione dell’Università Cattolica - Policlinico Gemelli di Roma, avrebbe consentito alle vittime del...
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