La preghiera islamica negata al politecnico di Torino: una questione di laicità

L'Università di Torino è recentemente diventata il fulcro di un dibattito acceso. Il motivo? La preghiera islamica, programmata per lo scorso venerdì nell’aula magna occupata dagli studenti pro-Palestina, è stata cancellata.

La diffida è stata notificata all’imam Brahim Maya, chiamato dagli studenti a svolgere la funzione.

La polemica

La decisione ha dato origine a una polemica che va oltre la preghiera in sé.

Non solo i contenuti della preghiera, ma anche il contesto in cui si è svolta, hanno sollevato questioni delicate. La ministra Roccella ha sollevato dubbi sulla separazione tra uomini e donne durante la preghiera, chiedendosi dove fossero le femministe in questo contesto.

La questione della laicità

Il politecnico di Torino ha negato la preghiera islamica nel nome della “laicità”.

Questo ha portato a interrogativi sul grado di laicità del sistema scolastico italiano. La questione è complessa e coinvolge la ricerca del giusto equilibrio tra libertà religiosa e principi laici.

L'allarme del Viminale

Il Viminale ha espresso preoccupazione per la presenza di attivisti islamici tra gli infiltrati nelle università italiane.

Nonostante l'allerta alta, la linea del Viminale (e dei rettori) sulle tendopoli e le occupazioni pro Palestina e contro gli accordi tra le università italiane e quelle israeliane non cambia.

La risposta del governo

Di fronte all'agitazione negli Atenei di tutto il Paese, il governo ha scelto di non intervenire, per garantire «la libera manifestazione del pensiero» ed evitare problemi di ordine pubblico.

Da Trieste, a Torino, passando per Bologna fino a Roma e Napoli, i collettivi sono mobilitati da mesi con le tendopoli.

La questione rimane aperta e il dibattito continua.

La preghiera islamica all'Università di Torino ha sollevato questioni che vanno oltre la religione, toccando temi di genere, laicità e libertà di pensiero.

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