Infarto al cuore, tutto parte da un batterio dell’intestino: un vaccino per curarsi

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«Il nostro studio è partito dall’intuizione che alcuniintestinali potessero avere un ruolo nello sviluppo dell’infarto - spiega Violi -.

IlEscherichia coli è stato rinvenuto solo nel sangue dei pazienti giunti in ospedale con infarto acuto, mentre il batterio non era presente nel sangue né di soggetti sani di controllo, né di soggetti cardiopatici a rischio di.

Martedì 14 Gennaio 2020, 08:16. . (Leggo.it)

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I ricercatori del Policlinico Umberto I di Roma hanno scoperto che il batterio intestinale Escherichia coli è un “partner” importante nel verificarsi degli infarti. Conducendo una ricerca su 150 pazienti hanno infatti scoperto che i pazienti infartuati presentano il batterio Escherichia coli in circolo nel sangue ed anche nell’arteria ostruita. (Sputnik Italia)

Stiamo parlando del batterio dell’Escherichia Coli. Salute, l’Escherichia Coli può favorire l’insorgere dell’infarto. Escherichia Coli e infarto. (RicettaSprint)

Tale condizione è stata correlata con la concentrazione della capsula batterica nel trombo coronarico, suggerendo che l’aumentata permeabilità intestinale sia responsabile della traslocazione batterica nel sangue dei soggetti con l’infarto. (Il Foglietto della Ricerca)

Ma da oggi potremmo dover aggiungere un altro fattore all’elenco: Escherichia coli, un batterio che di norma vive nel nostro intestino. Un team italiano ha trovato un’associazione tra Escherichia coli e la formazione di trombi in pazienti infartuati e cardiopatici. (Wired Italia)

Quindi è possibile che non sia solo l'Escherichia coli coinvolto in questo processo e che ce ne siano altri. In un secondo momento abbiamo iniettato l'Escherichia coli nei topi e abbiamo visto che il batterio aumenta la trombosi sperimentale. (Scienze Fanpage)

Gli italiani hanno analizzato un campione di 150 individui, di cui 50 con infarto in atto, 50 persone cardiopatiche, ma senza infarto, e 50 individui sani (gruppo di controllo). I ricercatori italiani che hanno condotto i test mirano allo sviluppo di un vaccino preventivo per gli individui a rischio. (Nurse Times)