La scoperta italiana: un batterio intestinale complice nell'infarto

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L'équipe di scienziati italiani, guidata da Francesco Violi, direttore della I Clinica Medica del Policlinico universitario Umberto I, ha infatti scoperto la complicità di un batterio intestinale, l'Escherichia coli, nell'infarto.

➡️ La versione più lunga dell'intervista a Francesco Violi, direttore della I Clinica Medica del Policlinico universitario Umberto I.

Il batterio risulta dunque in circolo nel sangue dei pazienti e presente anche nell'arteria ostruita che causa l'attacco cardiaco. (Euronews Italiano)

Ne parlano anche altre fonti

Questo studio ha una valenza notevole in quanto può indurre alla scoperta di vaccini per gli individui a rischio e può portare allo sviluppo di farmaci per l’infarto. Questo studio è stato reso noto a seguito della pubblicazione sull’European Heart Journal ed è stato fatto su un campione di 150 persone. (RicettaSprint)

Lo studio apre a nuove prospettive terapeutiche di cura e prevenzione. Ma da oggi potremmo dover aggiungere un altro fattore all’elenco: Escherichia coli, un batterio che di norma vive nel nostro intestino. (Wired Italia)

I ricercatori italiani che hanno condotto i test mirano allo sviluppo di un vaccino preventivo per gli individui a rischio. Gli italiani hanno analizzato un campione di 150 individui, di cui 50 con infarto in atto, 50 persone cardiopatiche, ma senza infarto, e 50 individui sani (gruppo di controllo). (Nurse Times)

A scoprirlo una ricerca scientifica del Policlinico Umberto I di Roma. I ricercatori del Policlinico Umberto I di Roma hanno scoperto che il batterio intestinale Escherichia coli è un “partner” importante nel verificarsi degli infarti. (Sputnik Italia)

I ricercatori hanno inoltre individuato il recettore cellulare cui l'Escherichia Coli si lega per facilitare la trombosi, Toll-like receptor 4, e hanno bloccato il processo trombotico, favorito dalla stessa Escherichia Coli, attraverso un inibitore specifico. (Il Foglietto della Ricerca)

Pensate che altri batteri di origine intestinale possano concorrere alla formazione dei trombi? Ove fossero coinvolti altri batteri, magari è utile lo stesso. (Scienze Fanpage)