La morte di Scalfari. E' la fine di un'era

La Provincia di Lecco INTERNO

Esiste una letteratura prima di Céline e una dopo Céline, perché dopo nessuno ha più potuto scrivere come prima.

Esiste un calcio prima dell’Olanda del 1974 e uno dopo l’Olanda del 1974, perché dopo nessuno ha più potuto giocare come prima.

Esiste un giornalismo prima di Scalfari e uno dopo Scalfari, perché dopo nessuno ha più potuto fare un giornale come prima.

E non c’è Repubblica vecchia o nuova o Scalfari 4.0 che possa rappresentare un faro nella notte buia e tempestosa. (La Provincia di Lecco)

La notizia riportata su altri media

Lo ha dichiarato il Segretario del PD Enrico Letta uscendo dalla camera ardente di Eugenio Scalfari. (ilmessaggero.it)

Il bianco delle rose e il blu delle ortensie del giardino di Velletri. (la Repubblica)

In Campidoglio durante la cerimonia laica di commemorazione del fondatore scandisce: "Il giornale, Affari e Finanza, Il Venerdì, Mercurio, Viaggi. "Il padre di tutti noi, il nostro Barbapapà che ha inventato un settimanale che esce tutti i giorni, un giornale così bello non l'abbiamo mai saputo replicare". (Repubblica TV)

Ovvero, la curiosità di un forestiero scova particolari che un assiduo frequentatore di quel luogo giudica banali o non vede. Altri episodi della sua carriera mi sono stati riferiti da Bruno Manfellotto e Luigi Vicinanza, ex direttori dell’Espresso che hanno conosciuto Scalfari in tempi diversi (CorriereRomagna)

In Campidoglio con il sindaco di Roma Roberto Gualtieri che promette che la capitale "saprà ricordare Eugenio Scalfari come merita" ci sono comuni cittadini e personalità come Gianni Letta e il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco. (L'Unione Sarda.it)

“Non mi permetto di dire niente su cosa pensasse di questa crisi, ma come tutti noi ha colpito la coincidenza l’uomo dei lumi, il 14 luglio ovvero la caduta della Bastiglia, le dimissioni di Draghi. So quanto apprezzasse Draghi e fosse legato allo sforzo per l’Europa e l’Italia di Draghi, ne sono testimone diretto ed era una delle cose che condividevamo. (ilGiornale.it)