Amy Coney Barrett e le altre (poche) donne della Corte Suprema americana

Vanity Fair Italia ESTERI

Tre, compresa la nuova nominata, sono giovani e la carica alla Corte Suprema è a vita.

Il presidente è alla nomina del terzo giudice della Corte Suprema e questa arriva a ridosso delle elezioni, andando contro una regola non scritta secondo cui non si danno incarichi in anni elettorali.

Di solito le conferme alla Corte Suprema hanno voto bipartisan.

Adesso dei 9 giudici della Corte 6 sono di indirizzo conservatore ed è proprio la Corte Suprema quella chiamata a dirimere eventuali questioni dovessero sorgere sul voto. (Vanity Fair Italia)

La notizia riportata su altre testate

Il voto è stato una pura formalità e ha confermato la nomina del presidente Donald Trump: Amy Coney Barrett ottiene la maggioranza dei voti del Senato – 52 a favore, 48 contrari – e diventa il nono giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti. (ISPIonline)

Se ciò non fosse abbastanza per rimarcare quanto la corte suprema influenzi la cosa pubblica statunitense, è bene ricordare che l’incarico di giudice della corte suprema è l’unico a vita negli USA: i membri non possono in alcun caso revocati da parti esterne, neanche dal Presidente. (Lanterna)

Brexit. Il capo negoziatore dell’Ue Michel Barnier è a Londra, dove si è finalmente ripreso il contatto per cercare di sottoscrivere un accordo post Brexit per la regolamentazione del futuro rapporto tra Regno Unito e Ue. (Eastwest)

La decisione di accogliere il secondo bambino adottivo Amy l’ha presa dopo essere andata in cimitero a riflettere seduta su una panchina. Chi é Amy Coney Barrett? (Il Digitale)

Se Trump ovviamente è entusiasta per la conferma della Barrett, i democratici sono sul piede di guerra. Grande soddisfazione, per la conferma della Barrett, da parte della National Rifle Association (Nra), che a nome degli iscritti (circa 5,5 milioni) ringrazia il presidente Trump. (il Giornale)

“Quello di venerdì è il primo incontro pubblico dedicato alla giudice Ginsburg da un’università italiana all’indomani della sua morte – ricorda Enza Pellecchia, direttrice del CISP e promotrice dell’evento – Ma non è questa l’unica ragione di orgoglio per noi. (gonews)