Milano, botte nel carcere minorile: «Gravi coperture dall’alto». Le risate degli agenti dopo i pestaggi

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Le botte erano così forti che a uscirne malconci non erano solo i detenuti minorenni, ma anche gli uomini in divisa che li «battezzavano». Lo raccontano le intercettazioni agli atti dell'inchiesta sulle presunte tortura al Beccaria, «un sistema consolidato di violenze reiterate, vessazioni, punizioni corporali, umiliazioni e pestaggi di gruppo realizzato dagli indagati appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria», scrivono i pm della Procura di Milano nella richiesta di custodia cautelare che ha portato a tredici arresti. (ilmessaggero.it)

Ne parlano anche altre testate

«Tante cose succedevano di notte. Una volta sono entrati quattro assistenti dentro la cella vicina alla nostra, noi sentivamo i rumori. (Corriere Milano)

Nell’ordinanza del Giudice delle Indagini Preliminari Stefania Donadeo a pagina 58 parte il racconto del ragazzo. L’episodio fa parte di quelli che hanno fatto finire in arresto 13 agenti di polizia penitenziaria con le accuse di tortura, maltrattamenti e falso. (Open)

Una struttura senza alcun controllo interno, nella quale quel "sistema consolidato" negli anni di pestaggi e torture su ragazzi di 16 e 17 anni con storie problematiche, tra disagio, reati e tossicodipendenza, aveva preso piede indisturbato, almeno fino a qualche mese fa con l'arrivo del nuovo direttore al carcere minorile Beccaria. (L'Unione Sarda.it)

Il nuovo corso al carcere minorile Beccaria di Milano, con l’arrivo di Claudio Ferrari a dicembre 2023, primo direttore a tempo pieno dopo un ventennio di reggenti, non era andato giù a tutti. Tra gli agenti di polizia penitenziaria che più facilmente si lasciavano andare a pestaggi e spedizioni punitive, il cambio d’approccio non era piaciuto. (Corriere Milano)

«Oggi tutti i colleghi hanno mandato malattia nel pomeriggio, vogliono mandarla a oltranza … È una protesta verso il comandante nuovo e il direttore». Intercet… (La Stampa)

“…lo colpiva con più cinghiate anche nelle parti genitali fino a provocarne il sanguinamento (…) lo lasciavano completamente nudo dentro la stanza per un’ora, senza nessun indumento o coperta; (…) lo svegliavano per spostarlo dalla sua cella e lo colpivano nuovamente in faccia con schiaffi e pugni, insultandolo con termini quali ‘sei un bastardo, sei un arabo zingaro, noi siamo napoletani, voi siete arabi di merda’”. (Il Fatto Quotidiano)