Il disastro di Baltimora è solo l'ultima goccia

Corriere del Ticino ESTERI

Ora, a finire sotto i riflettori è l'incidente alla porta-container Dali, scontratasi con il ponte Francis Scott Key di Baltimora. Al di là della drammaticità dell'evento, la domanda essenzialmente è una: con lo scalo chiuso al traffico navale, e una riapertura totale che potrebbe richiedere addirittura mesi, quali saranno le ripercussioni sulle citate catene e sul commercio globale? Bella domanda. (Corriere del Ticino)

Se ne è parlato anche su altri media

Baltimora – Sono iniziati i lavori di rimozione di un sezione del ponte di Baltimora crollato martedì scorso dopo lo schianto di una nave portacontainer. L’inchiesta sulla tragedia viene condotta dal National Transportation Safety Board (che ha ripreso l’area dell’incidente con i droni), un’agenzia investigativa indipendente del governo degli Stati Uniti che ha il compito di indagare sugli incidenti accaduti in occasione di un trasporto. (ShipMag)

La portacontainer Dali ha una portata di 9000 container, simile a quelle che operano su Vado. Savona. (IVG.it)

Baltimora, monumento onora i lavoratori uccisi dal crollo del Key Bridge 02 aprile 2024 (Il Sole 24 ORE)

Al secondo posto si collocano i container, con il 26,6% del carico totale, seguiti dal dry bulk, che include materiali grezzi come carbone e grano, con il 24,1%. Il crollo del Francis Scott Key Bridge di Baltimora, avvenuto lo scorso 26 marzo, ha lasciato sgomento il mondo intero e ha causato notevoli disagi anche nel settore dell'industria automobilistica. (Auto.it)

Basti analizzare le macrocategorie movimentate dalle navi in arrivo e in partenza da Baltimora, nel Maryland. Il crollo del Francis Scott Key Bridge di Baltimora ha un impatto forte anche sull'industria automobilistica. (La Gazzetta dello Sport)

Sei le vittime, due corpi recuperati nelle acque del fiume (LAPRESSE)