Crisi dei migranti in Bielorussia e movimenti di truppe verso l’Ucraina, telefonata tra Draghi e Putin

La Stampa ESTERI

Nell’ultima telefonata, aveva raccontato l'ambasciatore d'Italia nella Federazione Russa Giorgio Starace, Putin aveva invitato Draghi a Mosca: «Quanto a una possibile visita del primo ministro Draghi a Mosca, riteniamo che potrebbe essere un’ipotesi a cui lavorare nel prossimo futuro.

Nell’ultimo colloquio telefonico, il Presidente Draghi ha ricevuto l’invito da parte del presidente Putin a visitare Mosca»,

Oggi il presidente del Consiglio italiano ha avuto una conversazione telefonica con il presidente della Russia, Vladimir Putin (La Stampa)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Quella di ieri fra Mario Draghi e Vladimir Putin conferma l’assioma. Secondo quanto riferiscono fonti diplomatiche, Draghi ha detto senza giri di parole che il responsabile della crisi è il dittatore di Minsk Alexander Lukashenko. (La Stampa)

La Ue ha a sua volta adottato un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Bielorussia. (Sputnik Italia)

A proposito di quelle affermazioni, un avvocato del presidente dei Blues ha sostenuto in tribunale che alcuni passaggi del libro che riguardavano il suo assistito fossero chiaramente diffamatori. “Il modo subdolo in cui questo è stato raggiunto è quello di utilizzare qualcuno che era visto come il volto accettabile del business russo come facciata. (Calcio In Pillole)

L'Ucraina – ha detto Putin a Draghi – non sta rispettando gli impegni presi a Minsk e nei successivi negoziati condotti con Francia e Germania Il premier italiano Mario Draghi chiama il presidente russo Vladimir Putin (ISPI)

Al centro del colloquio, principalmente, la crisi dei migranti tra Polonia e Bielorussia. Cosa si sono detti Putin e Draghi. (Fanpage)

Ebbene, al netto di un invito russo a Draghi di visitare Mosca, non si sono trovati d’accordo su nulla. Secondo quanto riferiscono fonti diplomatiche, Draghi ha detto senza giri di parole che il responsabile della crisi è il dittatore di Minsk Alexander Lukashenko. (La Stampa)