Prato, infermiera depredava pazienti in fin di vita: stanata per aver usato il bancomat di una donna morta

Secolo d'Italia INTERNO

Un’infermiera razziava i bancomat dei degenti in fin di vita.

Una 55enne, impiegata presso il reparto di chirurgia dell’Ospedale Santo Stefano di Prato, dove depredava pazienti moribondi.

Bancomat che poi la donna utilizzava sempre entro il limite di spesa per il quale non è richiesto il pin

Per fortuna i carabinieri impegnati nelle indagini hanno rapidamente risolto il caso, identificando l’operatrice socio sanitaria senza scrupoli. (Secolo d'Italia)

Ne parlano anche altri giornali

Le spese venivano fatte in negozi a Prato, in date e orari incompatibili con la situazione, poiché i derubati erano persone ricoverate e per la gravità della loro degenza non potevano certamente usare le carte. (L'Unione Sarda.it)

Dalla Toscana. Scoperta dai carabinieri un'operatrice sociosanitaria dell'ospedale Santo Stefano di Prato che rubava bancomat a pazienti in fin di vita e, in un caso, perfino a una donna appena morta. Le indagini ora stanno approfondendo i periodi precedenti a quelli dell'assegnazione in organico all'ospedale di Prato (LaC news24)

Le indagini adesso sono state estese in altri ospedali nei quali ha lavorato la donna A sospettare il furto, poi scoperto messo in atto da un’infermiera di Prato, è stato il padre di una donna deceduta in ospedale. (il Fatto Nisseno)

"Dopo appena due giorni, i carabinieri ci hanno comunicato che era stata individuata la responsabile del furto della carta bancomat", spiega Romei. Per questo motivo Romei ha depositato anche all’ufficio protocollo dell’Asl una copia della denuncia fatta ai carabinieri. (LA NAZIONE)

«Quando controllai i documenti di mia figlia — racconta Romei — vidi che c’era la carta di credito e non il bancomat. Tra queste c’era quella di sua figlia Antonella, di 53 anni, morta per una malattia. (Corriere Fiorentino)

- prosegue il signor Romei - La cosa migliore sarebbe fare la spesa a qualche famiglia bisognosa, almeno siamo sicuri che l'aiuto vada a buon fine. "Era nostro dovere denunciare, per rendere giustizia a nostra figlia e per far desistere altri malintenzionati a compiere azioni del genere". (notiziediprato.it)