Milano. Violenza al Beccaria, don Rigoldi: ecco cosa non funziona nei carceri minorili

Avvenire INTERNO

Cristian Gennari Più formazione agli agenti di polizia penitenziaria e più attività educative e di formazione professionale per i detenuti minori finiti in carcere soprattutto per reati di sopravvivenza. Questa è la ricetta per abbassare la tensione e dare un futuro diverso ai ragazzi di don Gino Rigoldi, cappellano emerito del “Beccaria” che prova a fornire alcune spiegazioni sul contesto in cui è maturata l'inchiesta sulle violenze che hanno portato all'arresto di 13 agenti di polizia penitenziaria. (Avvenire)

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Noi ci siamo rannicchiati tutti nell’angolo del nostro letto, in silenzio, era il suo turno. Un’altra volta hanno fatto un occhio nero a me, mi hanno preso a calci in tre e dato uno schiaffo che non ci sentivo più da un orecchio perché continuavo a chiedere l’accendino. (Corriere Milano)

La tentata violenza sessuale nei confronti di Amin Hachouch la racconta lui stesso al pubblico ministero che indaga sugli agenti torturatori all’IPM Cesare Beccaria di Milano. L’episodio fa parte di quelli che hanno fatto finire in arresto 13 agenti di polizia penitenziaria con le accuse di tortura, maltrattamenti e falso. (Open)

Una struttura senza alcun controllo interno, nella quale quel "sistema consolidato" negli anni di pestaggi e torture su ragazzi di 16 e 17 anni con storie problematiche, tra disagio, reati e tossicodipendenza, aveva preso piede indisturbato, almeno fino a qualche mese fa con l'arrivo del nuovo direttore al carcere minorile Beccaria. (L'Unione Sarda.it)

“…lo colpiva con più cinghiate anche nelle parti genitali fino a provocarne il sanguinamento (…) lo lasciavano completamente nudo dentro la stanza per un’ora, senza nessun indumento o coperta; (…) lo svegliavano per spostarlo dalla sua cella e lo colpivano nuovamente in faccia con schiaffi e pugni, insultandolo con termini quali ‘sei un bastardo, sei un arabo zingaro, noi siamo napoletani, voi siete arabi di merda’”. (Il Fatto Quotidiano)

Una galera può essere un buco nero dove ficcare i dannosi e gli inutili; oppure può essere un luogo di soccorso e di rieducazione, o almeno… (la Repubblica)

«Oggi tutti i colleghi hanno mandato malattia nel pomeriggio, vogliono mandarla a oltranza … È una protesta verso il comandante nuovo e il direttore». A raccontarlo al segretario nazionale del Sappe Francesco Pennisi (non indagato) al telefono è uno degli agenti della Penitenziaria. (La Stampa)