Costruito il primo robot vivente VIDEO

Il robot vivente così ottenuto ha lo stesso Dna della rana, ma non è affatto una rana: è una forma vivente riconfigurata per fare qualcosa di nuovo.

La vera novità di questo lavoro, secondo De Simone, “è stata soprattutto utilizzare un algoritmo per generare il comportamento e l’evoluzione delle cellule”.

Non sono robot tradizionali né una nuova specie animale, ma un nuovo tipo di organismo programmabile: sono gli ‘xenobot’, i primi robot viventi, che devono il loro nome alla rana africana Xenopus laevis, le cui cellule embrionali sono state utilizzate per costruirli. (Corriere Quotidiano)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Il risultato è un automa con lo stesso genoma della rana, ma completamente differente dall’animale con cui ha in comune il Dna. Sono stati realizzati in laboratorio i primi robot viventi, che non hanno niente a che vedere con gli automi tradizionali e che non possono essere considerati nemmeno una nuova specie animale. (Sky Tg24 )

Le parti mostrate in verde sono costituite da cellule della pelle di rana, mentre le parti in rosso sono cellule cardiache di rana. Eppure, Levin e i suoi colleghi hanno scoperto che le cellule della pelle e le cellule del cuore possono essere spinte in coalescenza. (Futuroprossimo)

Al di là di descrizioni così suggestive, quali potrebbero essere le applicazioni pratiche di questo tipo di robot? Siamo ovviamente molto lontani da una realtà simile, ma i robot organici creati da un team di scienziati unendo cellule di una rana lascia immaginare che, forse, in futuro molto prossimo la visione del game designer Hideo Kojima diventerà realtà. (Tom's Hardware Italia)

Le stesse cellule hanno un potenziale energetico da trasferire alle macchine, che varia tra sette e dieci giorni. Il matrimonio tra robotica e biologia è avvenuto e ha dato vita ad una nuova forma di organismi, che possiamo considerare come sconosciuti sul nostro pianeta: il living robot. (Key4biz)

Potranno essere usati per scopi scientifici ed ambientali. Il nome deriva dalla rana africana Xenopus laevis: sono proprio le cellule dell'anfibio che sono state usate per questa scoperta. (L'HuffPost)

di Serena Console Per realizzare lo studio di bioingegneria è stato utilizzato un algoritmo che ha permesso di progettare al computer migliaia di possibili robot viventi. (La Repubblica)