Cannes 75, Luca Marinelli e Alessandro Borghi raccontano Le otto montagne: «Siamo come fratelli»

Abbiamo avuto l’opportunità di stare tra le montagne, di viverle, e c’era una grande guida come Paolo Cognetti, l’autore del libro.

Le otto montagne, il film diretto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch presentato in Concorso al 75esimo Festival di Cannes, è tratto dall’omonimo libro di Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega nel 2017.

Luca e Alessandro sono gli attori più talentosi della loro generazione in questo momento in Italia, Luca era molto innamorato del progetto e ha avuto grande fiducia in noi. (Best Movie)

Ne parlano anche altri media

Si tratta dell'incontro tra due visioni della vita che l'ambiente naturale finisce con il determinare in modo quasi cogente. Hanno infatti deciso di adottare un formato di proiezione ristretto che ricorda un po' i documentari di montagna di un tempo che fu quando, per avere un'attrezzatura leggera al seguito, si girava in 16 millimetri. (MYmovies.it)

You may be able to find more information about this and similar content at piano.io Qui Alessandro fa un vero miracolo, diventa Bruno, un montanaro della Val d’Aryas vicino Aosta. (Elle)

Sette anni – e otto montagne – dopo, eccoli infatti qui, i “Cip e Ciop” Borghi & Marinelli, più affiatati che mai, entusiasti come due ragazzini al primo giorno di scuola. I protagonisti delle Otto Montagne sono infatti Pietro (Marinelli), un ragazzo di città, e Bruno (Borghi), l’ultimo bambino di uno sperduto villaggio di montagna. (Rolling Stone Italia)

Dopo " Buongiorno notte", film con Luigi Lo Cascio e Maya Sansa nella parte dei terroristi che tennero prigioniero in via Caetani uno degli esponenti principali dello Scudocrociato, ecco " Esterno notte" presentato con successo a Cannes e da pochissimo nelle sale italiane. (Trapani Oggi - Notizie di cronaca, politica, attualità Trapani)

A diverse sequenze toccanti seguono passaggi più didascalici e scolastici, che tolgono allo spettatore parte di quel coinvolgimento necessario per una pellicola di questo tipo. Ne «Le otto montagne», nonostante qualche passaggio a vuoto, la sua messinscena è più controllata e il film indubbiamente ne guadagna. (Il Sole 24 ORE)

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