Calcio, le figlie di Pelé: "non rischia di morire, presto a casa"

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Arriva dalle figlie del campione brasiliano, le cui condizioni di salute hanno tenuto il mondo in ansia nelle ultime ore, la smentita di un peggioramento di O Rei, che resta ricoverato all'ospedale Albert Einstein di San Paolo ufficialmente per una infezione respiratoria.

Calcio, le figlie di Pelé: "non rischia di morire, presto a casa". vedi letture. (ANSA) - SAN PAOLO, 05 DIC - Pelé "non rischia di morire e tornerà presto a casa". (Tutto Cagliari - News)

Se ne è parlato anche su altri giornali

“Papà non è nel reparto di terapia intensiva: si trova in una stanza normale. Quando starà meglio tornerà a casa”, ha dichiarato Kely Nascimento, ai microfoni del canale tv Globo. (Sardegna Reporter)

Pelé "è malato, è anziano, ma al momento è ricoverato in ospedale per un'infezione polmonare". E quando starà meglio, tornerà a casa", ha dichiarato Kely Nascimento in un'intervista televisiva al programma Fantastico del canale Globo. (Sky Sport)

E una volta che si sentirà meglio, tornerà a casa". Non è chiaro, però, quando Pelè potrà lasciare l'ospedale Albert Einstein di San Paolo, dove è attualmente ricoverato. (Tutto Juve)

Dalle 10 di domenica (le 14 italiane) - scrive Folha de S.Paulo - alcuni tifosi hanno appeso davanti all'ospedale una bandiera con l'immagine dell'Atleta del Secolo e uno stemma del Santos. (Sport Mediaset)

O Rei è ricoverato in ospedale e nei giorni scorsi diverse testate hanno riferito che fosse in condizioni critiche. Il 3 dicembre l’ex calciatore ha tranquillizzato i fan con un messaggio sui profili social, spiegando di essere in cura, e nelle ultime ore è arrivato un ulteriore aggiornamento sulla sua salute per bocca delle figlie. (Virgilio Notizie)

Stasera la sfida alla Corea del Sud. La Seleçao vuole dedicare il passaggio del turno al Re in lotta per la vita. Dopo Messi e Mbappè, potrebbe brillare anche la stella di Neymar che sembra aver recuperato dall’infortunio Brasile alla ricerca dei quarti di finale nel nome di Pelé (La Stampa)