Iran, polizia spara a genitali donne in corteo

Il Sole 24 ORE ESTERI

Iran, polizia spara a genitali donne in corteo 08 dicembre 2022 Eseguita in Iran la prima condanna a morte di un manifestante. Le proteste guidate dalle donne si sono estese a 160 città in tutte le 31 province del Paese. Finora, almeno 475 manifestanti sono stati uccisi e 18.240 sono stati arrestati, secondo l'agenzia di stampa degli attivisti per i diritti umani, che ha anche riferito la morte di 61 membri del personale di sicurezza. (Il Sole 24 ORE)

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Le forze di sicurezza iraniane sparano da distanza ravvicinata alle donne, durante le proteste contro il regime di Teheran, colpendole al volto, agli occhi, al petto e ai genitali. Gli operatori sanitari, che curano i pazienti in segreto per evitare l’arresto, hanno riferito al giornale britannico di aver notato che le donne spesso arrivano con ferite diverse da quelle degli uomini. (Open)

Pubblicità In Iran la repressione contro chi protesta per l’uccisione di Masha Amini continua e centinaia di persone hanno già perso la vita. Ora però il regime avrebbe preso una strada più dura, quella verso l’esecuzione dei condannati. (la VOCE del TRENTINO)

Le forze di sicurezza iraniane hanno un piano preciso per colpire e fiaccare il morale dei manifestanti scesi in strada dopo la morte della 22enne curda iraniana Mahsa Amini che da ormai tre mesi chiedono il cambio di regime e la caduta dei governanti clericali iraniani. (Today.it)

"Vogliono distruggere la bellezza di queste donne", ha testimoniato un medico di Isfahan. Le forze di sicurezza iraniane mirano al viso, al petto e ai genitali delle donne che protestano contro il regime. (Adnkronos)

Sempre più brutale la repressione del regime degli ayatollah. Le forze di sicurezza iraniane sparano da distanza ravvicinata alle donne durante le manifestazioni: le colpiscono al volto, agli occhi, al seno e ai genitali. (L'Unione Sarda.it)

Le forze di sicurezza mirano al viso, al petto e ai genitali delle donne che protestano contro il regime in Iran. È quanto emerge dalle interviste del “Guardian” a dieci medici e infermiere che curano di nascosto chi viene colpito in piazza. (Secolo d'Italia)