L’avvio in sordina, poi tanta magia: l’indimenticabile concerto di Battiato al Donizetti

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Le stonate rimasero solo un ricordo lontanissimo, quasi impossibili da collegare a chi aveva regalato tanta magia in una sola serata.

Quello fu l’ultimo concerto di Franco Battiato a Bergamo: era il 23 maggio 2013

O meglio, le sentì quelle stonate, ma fece finta di niente perché sul palco c’era il Maestro.

Anche nel momento più delicato, quando sembrava che mancasse perfino la sintonia con l’orchestra che lo seguiva, Battiato riuscì a creare un primo rapporto con il pubblico. (BergamoNews.it)

Su altri giornali

Fuori dalla villa, residenza del maestro, un nutrito gruppo di giornalisti, fan e vicini di casa A officiare il rito funebre, davanti a un numero ristretto di parenti e amici nella cappella privata di Villa Grazia, è stato padre Orazio Barbarino. (LaPresse)

Fender a tracolla, circuiti e watt in abbondanza, un «soffio al cuore di natura elettrica» che impone di interrogarsi sullo stesso significato del termine «cantautore». DAPPRIMA VISSUTA come (Il Manifesto)

«In quegli anni Franco era anche molto impegnato nella sinistra extraparlamentare Come siete entrati in contatto con Franco Battiato? (La Gazzetta di Modena)

", mi domanda un amico storico quando questa mattina, nel profluvio di messaggi arrivati in quantità e moltiplicati a raffica dal numero sempre crescente di piattaforme di messaggistica istantanea, parliamo e non parliamo della morte di Franco Battiato e gli dico che, naturalmente, sto scrivendo. (Esquire Italia)

Il concerto serale fu straordinario, anche se di musica decisamente sperimentale, a lume di candela, alla presenza di 150 spettatori! Era il 1975 quando una grande nevicata a Cremona stroncò Battiato e il suo concerto, che vide la partecipazione di soli 150 spettatori. (Cremonaoggi)

Perché, dopo avervi temporaneamente aderito nella seconda metà degli anni Settanta, non ne poteva più dell’autoreferenzialità e della snobberia della musica contemporanea, delle neoavanguardie colte del secondo Novecento: “La musica di consumo – come mi disse qualche anno addietro -, a volte è infelice e indecente, ma quando riesce magnificamente descrive i sentimenti umani”. (Il Fatto Quotidiano)