L’attentato a Fico e l’imbarazzo a condannare chi spara al “cattivo”

Tempi.it ESTERI

L’attentato alla vita del tre volte primo ministro slovacco Robert Fico dell’altro ieri fa venire alla mente il più politicamente importante assassinio degli ultimi anni sul continente europeo, quasi coincidente per data: l’omicidio, all’uscita dalla sede di una radio privata a Hilversum in Olanda il 6 maggio 2002, di Pim Fortuyn, leader di un movimento che portava il suo nome e da molti pronosticato come il futuro primo ministro olandese, se non all’indomani delle elezioni politiche allora previste per il 15 maggio molto probabilmente dopo quelle successive. (Tempi.it)

Se ne è parlato anche su altre testate

La sua vita è stata salvata da un'operazione di cinque ore. L'accusato ha sparato contro Fico cinque colpi, quattro dei quali lo hanno colpito. (Corriere del Ticino)

Nelle stesse ore in cui si diramava il nuovo bollettino medico, Juraj Cintula, il 71enne che ha sparato a sangue freddo mercoledì scorso mentre tendeva la mano al premier per farsi notare, è comparso davanti al tribunale speciale di Pezinok, dove ha dichiarato di essere colpevole. (corriereadriatico.it)

Il primo ministro slovacco Robert Fico non è più in pericolo di vita, dopo l'attentato di mercoledì scorso, anche se le sue condizioni rimangono gravi e necessita ancora “di cure intensive". Lo ha fatto sapere il vice primo ministro Robert Kalinak, il più stretto alleato politico del premier. (Sky Tg24 )

Attentatore di Fico: «Ho agito da solo e l'attacco era premeditato»

“Voglio esprimere il mio profondo disgusto per quello che avete fatto qui negli scorsi anni – ha proseguito Blaha. Nel mirino è finita anche la stampa liberale. (L'HuffPost)

Si filosofeggia troppo su Fico Che cosa si dice e che cosa non si dice su Robert Fico. Il taccuino di Guiglia (Start Magazine)

Il premier slovacco Robert Fico ha subìto stamattina un nuovo intervento chirurgico della durata di due ore e mezza. Lo ha reso noto il ministro della Difesa Robert Kalinak, parlando ai media davanti all'Ospedale di Banska Bistrica. (Secolo d'Italia)