Paritarie, aiuti raddoppiati nel Decreto Rilancio: stanziati 300 milioni

Il Fatto Quotidiano INTERNO

Non è difficile scoprire chi ne siano i promotori, a leggere i commenti entusiasti, dal Pd alla Lega, da Forza Italia a Italia Viva.

Arrivano altri 150 milioni di euro per le scuole paritarie, che si sommano ai 150 già stanziati nel Decreto Rilancio.

Dal 2000, in base alla famosa Legge Berlinguer, le paritarie sono a tutti gli effetti parte del sistema pubblico di istruzione.

“A chi critica questi aiuti, però, rivolgo una domanda: se queste scuole chiuderanno, dove andranno a settembre i nostri bambini?”. (Il Fatto Quotidiano)

Su altri media

Divampa la polemica sulla questione delle scuole paritarie e non solo. Il Pd: era doveroso intervenire. Scuole paritarie, Gelmini (Forza Italia): più soldi grazie a noi. (Orizzonte Scuola)

Invece, l’aumento (sostanzioso) sarebbe arrivando: alle paritarie si sta per assegnare il doppio di quanto era stato pattuito inizialmente. (La Tecnica della Scuola)

Si tratta di 300 milioni che permetteranno di aiutare 12mila realtà, 900mila famiglie, 180mila dipendenti. «Dopo questi ulteriori 150 milioni di aumento,100 al percorso dell'infanzia e 50 per le scuole, previsti da un emendamento al Dl Rilancio, arriveranno complessivamente 180 milioni alle scuole dell'infanzia (0-6 anni) e 120 milioni alle scuole paritarie», spiegano. (Corriere della Sera)

I fondi a disposizione, così, raddoppiano, arrivando a 300 milioni e scongiurano, di fatto, la chiusura di qualche migliaio di istituti scolastici paritari. Non è un tema della maggioranza o dell’opposizione, ma della “Res publica” in quanto tale. (Tempi.it)

Ai 150 milioni già previsti dal decreto, se ne aggiungono ulteriori 150 grazie al lavoro del Parlamento. Si tratta di risorse fondamentali per garantire la continuità di migliaia di scuole di ogni ordine e grado che svolgono un ruolo importante per il nostro servizio educativo nazionale. (BarlettaLive)

Qui non si tratta di porre bandierine o rivendicare primogeniture: è uno stile che noi non amiamo praticare e lasciamo ben volentieri ad altri. (Avvenire)