Vino dealcolato: Lollobrigida non lo vuole, ma così restiamo indietro

Dissapore ECONOMIA

Ostinarsi a mantenere la critica al vino dealcolato sui rigidi binari della tradizione e dell’autenticità può essere un ottimo esercizio retorico, ma rischia di trasformarsi in dannosa miopia. Dannosa, sì: da un mero punto di vista economico, che d’altro canto le cantine sono anche e soprattutto aziende e in quanto tali sono comprensibilmente interessate a mantenere il bilancio sul verde; ma anche culturale, d’innovazione e di ricerca. (Dissapore)

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A questa schiera, che annovera sportivi, donne incinte, autisti professionisti, consumatori di altri credo religiosi o con particolari regimi alimentari, sono pronti a rispondere i produttori italiani di dealcolati che tuttavia lamentano un vuoto normativo che rallenta lo sviluppo della filiera italiana del Nolo, il bere no e low alcohol. (l'Adige)

Martin Foradori Hofstätter, produttore di vino altoatesino e proprietario dell’omonima cantina, è uno dei più appassionati sostenitori dei vini dealcolati. «Per rendersi conto che questo non è un settore passeggero, ma è un trend destinato a restare e consolidarsi, basta aprire un qualsiasi motore di ricerca. (la Repubblica)

Come si evince dall’Osservatorio, il consumo responsabile è una componente costitutiva del modello italiano di rapporto con il vino ed è, allo stesso tempo, un consumo transgenerazionale che coinvolge quote maggioritarie di persone di ogni classe di età. (Il Giornale d'Italia)

Dall’inviato Cresce la richiesta di vini senza alcol. Si tratta di un settore che negli Usa vale già un miliardo di dollari, stima l’Unione italiana vini (Uiv), mentre in Italia il 36% dei consumatori sarebbe interessato a consumare bevande dealcolate. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

La loro esistenza non è ancora formalizzata, ma i vini dealcolati stanno già diventando il nuovo terreno di frizione tra il governo e le aziende del vino italiano. (Gambero Rosso)

Elvira Maria Bortolomiol, produttrice dell’omonima cantina e Presidente Consorzio Tutela Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, ha una posizione in linea con le decisioni ministeriali. Prodotti no alcol si, ma che non vengano chiamati vino. (la Repubblica)