L'ascesa del vino dealcolato: una nuova frontiera per l'industria vinicola italiana

Il vino dealcolato sta diventando un argomento di grande interesse nel mondo del vino. Questo fenomeno è stato al centro di un recente convegno organizzato da Unione Italiana Vini e Vinitaly, durante la 56ª edizione della Fiera. Sette aziende, Argea, Doppio Passo, Hofstatter, Mionetto, Schenk, Varvaglione e Zonin, hanno presentato i loro prodotti a zero alcol, suscitando un dibattito appassionato.

Il mercato in crescita

Secondo Federvini, l'associazione delle imprese vinicole italiane, c'è una crescente domanda di vini dealcolati proveniente dall'estero, in particolare da un nuovo segmento di consumatori: i giovani. Questi ultimi sembrano essere particolarmente interessati a queste categorie di prodotti. Federvini sostiene che sia importante mettere le aziende nelle condizioni di rispondere a questa domanda, producendo vini dealcolati in Italia.

Interesse nazionale e internazionale

In Italia, il 36% dei consumatori è interessato a consumare bevande dealcolate. Negli Stati Uniti, il mercato Nolo (no e low alcohol) vale già un miliardo di dollari. Tuttavia, l'Italia gioca un ruolo residuale in questo mercato. A differenza di quanto accade in altri paesi dell'Unione Europea, le imprese italiane non possono ancora produrre vini dealcolati nei loro stabilimenti vitivinicoli e non sono state fornite indicazioni sul regime fiscale applicabile a questi prodotti.

La questione se il vino dealcolato possa essere considerato vino rimane aperta. Tuttavia, è innegabile che si tratta di una nuova frontiera per l'industria vinicola, con un potenziale di crescita significativo. Le aziende italiane dovranno affrontare diverse sfide per sfruttare appieno queste opportunità, ma l'interesse mostrato dai consumatori suggerisce che gli sforzi potrebbero essere ben ripagati.

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