"Invidioso", "Si studi la Storia!". Chi è Grandi, che sul cibo italiano fa infuriare Salvini e Coldiretti

Tiscali INTERNO

In queste ore non si parla e si scrive che di lui e delle sue dichiarazioni contenute in un articolo del Financial Times. Le quali gli hanno fatto frettolosamente guadagnare il titolo di traditore della grande storia della cucina italiana. Proprio nel momento in cui essa viene candididata a patrimonio dell'umanità presso l'Unesco. Nella polemica scaturita dalle analisi di storia dell'alimentazione tipica italiana di Alberto Grandi si sono inseriti con toni scandalizzati e infuriati sia la Coldiretti che il ministro Matteo Salvini (Tiscali)

Se ne è parlato anche su altre testate

Ci sono una serie di passaggi e una determinata manualità che consentono di ottenere una pizza veramente ottima. La pizza come la fa Cannavacciuolo: l’originale. Prendiamo una ciotola abbastanza grande e pesiamo i 600 grammi di farina. (Proiezioni di Borsa)

Dal panettone al tiramisù, molti ‘classici’ sono in realtà invenzioni recenti": esordisce così lo speciale del Financial Times sulla cucina italiana. "Tutto quello che io, un italiano, pensavo di sapere sul cibo italiano è sbagliato. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

La notizia della sorta di “attacco” del Financial Times verso il cibo italiano sta facendo il giro del mondo e dei social. Tutto è partito da un articolo – un’intervista del 23 marzo 2023 – della giornalista Marianna Giusti al docente e autore Alberto Grandi pubblicato sul Financial Times. (la VOCE del TRENTINO)

“Dal Financial Times arriva un attacco surreale ai piatti simbolo della cucina italiana proprio in occasione dell’annuncio della sua candidatura a patrimonio immateriale dell’Umanità all’Unesco”. “Sulla base di fantasiose ricostruzioni – sottolinea la Coldiretti – si contestano le tradizioni culinarie nazionali più radicate. (Frosinone News)

Anche Coldiretti ha voluto rispondere alla stravagante teoria di Alberto Grandi, e non lo ha fatto con il tono dello scherzo ma con dati impressionanti: "L’agropirateria mondiale nei confronti dell’Italia ha raggiunto un fatturato di 120 miliardi, con in testa alla classifica dei prodotti più taroccati proprio il Parmigiano Reggiano, le cui copie sono più numerose degli originali, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan diffuso in tutti i continenti". (il Resto del Carlino)

Risalgono al 1200 le prime testimonianze sulla commercializzazione del Parmigiano Reggiano. Dopo le polemiche scaturite da un articolo sul Financial Times in cui si facevano risalire le origini del Parmigiano nel Wisconsin, dal Consorzio arrivano alcune precisazioni. (Redacon)