Usa, criteri di accesso alle terapie intensive: esclusi disabili, anche psichici

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Se invece la pandemia fosse paragonabile a quelle del ’68 o del ’57, gli ospedalizzati sarebbero un milione, con 200mila pazienti bisognosi di terapia intensiva (Open).

A lei, questa notizia, è giunta da fonti italiane; in Usa non ha trovato quasi nulla sui media principali.

Pensiamo ai genitori o ai fratelli di disabili psichici, ragazzi con autismo, persone con sindrome di Down, anche solo un depresso grave. (Aleteia IT)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Tra i criteri ci sono considerazioni di tipo intellettivo o discriminatorie nei confronti delle persone con disabilità. Ma la lista è lunga e fa spavento perché, di fatto, esclude le persone con disabilità dall’accesso alle cure, considerandole meno importanti delle altre. (L'HuffPost)

Cioè: volete essere curati o volete lasciare il posto "a chi ha più probabilità di sopravvivenza" o "maggiore valore per la società"? In Alabama non verranno intubati i pazienti con disturbi psichici. (Tiscali.it)

Per l’Alabama e altri stati degli USA i disabili “possono essere lasciati morire”. LEGGI ANCHE —> EMERGENZA CORONAVIRUS | I FARMACI DA NON USARE. Anche in Italia le famiglie con disabili si sentono dimenticate e hanno paura. (UniversoMamma)

Coronavirus: negli Usa più di dieci Stati starebbero valutando quali pazienti salvare in caso di insufficienza di letti. Come riporta Avvenire, alcuni Stati federati degli Usa stanno valutando quali pazienti salvare in caso di insufficienza di letti in terapia intensiva. (Inews24)

E hanno ragione, perché molti Stati lo affermano in modo abbastanza esplicito nei loro criteri”. Secondo quanto riassume un articolo di Avvenire, in Tennessee saranno le persone affette da atrofia muscolare spinale ad essere escluse dalla terapia intensiva. (Fanpage.it)

Chi salvare e chi no. È uno dei temi al centro della discussione negli Stati Uniti dove il Covid-19 si sta diffondendo in maniera esponenziale, a tal punto che l’Oms ha individuato lì il prossimo possibile focolaio dell’infezione, oggi nel nostro Paese. (Il Riformista)