Nella sua carriera si è occupato di procedimenti molto delicati come il caso Finmeccanica, quello dell’ex assessore lombardo Zambetti condannato per legami con la ‘ndrangheta, della vicenda dei “dossier illegali” e, andando molto più indietro, anche del processo “conto protezione” a Bettino Craxi e pure del caso del Banco Ambrosiano. «Quanto letto sui social e taluni media in questi ultimi giorni corrisponde alla verità.
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Piero Gamacchio è il giudice “scroccone”, il terrore dei ristoratori milanesi. Gamacchio, componente della seconda sezione penale della Corte d’Appello di Milano, è un magistrato molto noto. Il pagamento dei pranzi sospesi e l’assenza di denunce dei ristoratori escludono procedimenti penali Con l’aspettativa Gamacchio si mette ora al riparo da eventuali procedimenti davanti alla Sezione disciplinare del Csm.
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Processo che doveva partire il 14 maggio, con Gamacchio a presiedere il collegio, e che con provvedimento del presidente facente funzione della Corte d’Appello, Giuseppe Ondei, verrà calendarizzato ad altra data, certamente dopo l’estate. Vicenda che ha portato pure ad un decreto ingiuntivo e al pignoramento del quinto dello stipendio del magistrato La dichiarazione con cui Gamacchio ha annunciato il suo passo indietro è stata riportata sul profilo…
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In questi giorni pare stia saldando gli ultimi conti lasciati in sospeso. Il giudice "dei conti non pagati fa un clamoroso passo indietro - ha scritto il giornalista - dopo che avevo scoperto come non pagasse i conti di lussuosi ristoranti e boutique né onorava un debito da 40mila euro con un penalista milanese". Nei corridoi del Palazzo di Giustizia di Milano, intanto, c'è chi difende l'indipendenza e la competenza della storica e apprezzata toga milanese.
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L'ultimo ad andarci di mezzo è Piero Gamacchio, 67 anni, giudice di Corte d'appello. Prima sottovoce, poi più esplicitamente, Gamacchio veniva accusato di inspiegabili eccessi di garantismo. E poco conta che le sentenze non le avesse decise da solo, né che fossero state entrambe confermate in Cassazione «Si è trattato di un comportamento di grave leggerezza di cui mi pento profondamente e al quale porrò al più presto rimedio», scrive il giudice.
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. Condividi Sono le parole del giudice milanese Piero Gamacchio, riportate sul profilo Facebook del giornalista Gianluigi Nuzzi, il quale in questi giorni proprio sul social network ha raccontato la vicenda, ripresa da Dagospia e di cui molto si è parlato nei corridoi del Palazzo di Giustizia di Milano, del magistrato della Corte d’Appello milanese che ha lasciato in sospeso conti in alcuni bar e ristoranti nelle vicinanze del Palagiustizi.
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Ma siccome le doglianze dei non pagati «corrispondono ahimè alla verità, salvo che da parte mia pensavo sempre al successivo adempimento come in parte ho fatto!», Gamacchio con onestà intellettuale si dice consapevole che questi «comportamenti di grave leggerezza, di cui mi pento profondamente ed ai quali porrò al più presto rimedio, mi impongono di chiedere da subito di essere messo in aspettativa, proprio considerando la necessaria serenità che deve presiedere…
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Anche se «non hanno mai e poi mai influito nelle mia attività di giudice, che ho sempre svolto con libertà ed indipendenza», Gamacchio si dice ben consapevole che alcuni «comportamenti di grave leggerezza, di cui mi pento profondamente ed ai quali porrò al più presto rimedio, mi impongono di chiedere da subito di essere messo in aspettativa, proprio considerando la necessaria serenità che deve presiedere all’esercizio della funzione giudiziaria».
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"Salvo che da parte mia pensavo sempre al successivo adempimento, come in parte ho fatto. Giovedì, dopo lunghe ore di polemiche e voci, è stato lo stesso Gamacchio ad intervenire, come riportato sempre da Nuzzi sui social. "Quanto letto sui social e taluni media in questi ultimi giorni corrisponde ahimè alla verità", la confessione di Gamacchio. Si è trattato - ha concluso il giudice - di comportamenti di grave leggerezza di cui mi pento profondamente…
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