La sentenza Acerbi cambia il panorama del calcio italiano

Il difensore dell'Inter, Francesco Acerbi, è stato assolto dall'accusa di aver rivolto insulti razzisti al calciatore del Napoli, Juan Jesus. La sentenza ha premiato la linea di Acerbi che aveva sostenuto con forza di non avere mai pronunciato la frase che il collega brasiliano gli attribuiva. Se fosse stato trovato colpevole, Acerbi avrebbe rischiato una squalifica di dieci giornate e un marchio infamante, soprattutto per un calciatore della nazionale alla fine della sua carriera (ha 36 anni).

La reazione del Napoli

Juan Jesus e il Napoli non hanno preso bene la sentenza. Il club partenopeo ha annunciato di non voler più partecipare alla campagna antirazzismo della Lega di Serie A e Unar, proseguendo con le proprie iniziative sul tema.

Un segno diverso

La sentenza sul caso Acerbi sembra destinata a lasciare un segno diverso, rispetto a tante altre che negli ultimi anni hanno contraddistinto la lotta (non ancora vinta) al razzismo nello sport italiano, e in particolare nel calcio. L’impressione è che stavolta ci sarà un prima e un dopo.

Senza prove vale tutto?

La questione sollevata da questa sentenza è se, in assenza di prove, tutto sia permesso. Questo caso potrebbe aprire un dibattito più ampio sulle regole e le procedure per gestire le accuse di razzismo nel calcio.

La sentenza Acerbi-Juan Jesus non è ancora finita. Il calcio italiano si trova di fronte a una nuova sfida: come gestire le accuse di razzismo in modo equo e trasparente, garantendo al contempo il rispetto dei diritti di tutti i calciatori. Questo caso potrebbe rappresentare un punto di svolta nella lotta al razzismo nel calcio italiano.

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