Tadej Pogacar, l'essenza del ciclismo al Giro d'Italia

Tadej Pogacar è diventato l'essenza del ciclismo, non solo al Giro d'Italia. Le sue imprese sono difficili da descrivere, ogni parola sembra inadeguata, ogni commento non è mai all’altezza di un simile campione. Quando decide di partire, sembra una festa, non uno sforzo.

Un fuoriclasse del ciclismo

Pogacar non è solo un fuoriclasse del ciclismo, è l’essenza stessa di questo sport. Lui interpreta il ciclismo con uno sguardo innocente, quasi fanciullesco, pedalando con una facilità che non si era mai vista, vincendo con la gioia che è la gioia stessa di chi ama il ciclismo, di chi segue le avventure che ci riserva ogni giorno questo Giro d’Italia.

L'impresa a Livigno

Al Giro d'Italia, Pogacar ha fatto un'impresa a Livigno. Come moltissimi italiani in gita domenicale da queste parti, Tadej Pogacar è arrivato per la prima volta a Livigno per risparmiare sulla benzina. Aveva 17 anni e la Nazionale juniores slovena lo convocò per un ritiro di allenamento a Saint Moritz. Viaggiavano su un pulmino scassato con pochi soldi e tanta fame e in Svizzera i prezzi erano folli. Qualcuno gli spiegò che a pochi chilometri dalla frontiera con l’Italia c’era un posto dove tutto costava meno.

Il giorno dell'impresa

A Livigno, quando un corridore del Team Polti arriva, solleva lo sguardo verso la vetta e si chiede sconsolato se non si potesse arrivare un po’ più in alto, la gente intorno ride, mentre Tadej Pogacar è già nel pieno del racconto. La tappa è finita come avevano pianificato, ma tra il dire e il fare c’erano di mezzo l’ultima salita e una scalata prodigiosa per riprendere tutti i fuggitivi e per ultimo il brillante Quintana.

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