L’indipendenza ha fatto bene ai boschi ucraini: dal 1988 la superficie coperta da alberi è cresciuta di quasi un milione di ettari, in gran parte piante ad alto fusto piantumate dal governo. Questo è vero soprattutto nella parte occidentale: a Est la steppa è ancora in gran parte brulla, ma non mancano poche foreste di pini dal tronco altissimo immessi nel terreno negli ultimi trent’anni che coprono parti di territorio non urbano a macchia di leopardo.
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I focolai sono scoppiati nelle zone di Vivero Dos, Pueblo Nuevo e La Mensura, nel comune di Mayarí, a circa 800 chilometri a est dell’Avana. A gennaio sono stati segnalati più di 80 incendi selvaggi in tutto il Paese, secondo un rapporto della Guardia forestale cubana. A Cuba sono stati in tutto 280 gli incendi nel 2022 Vasti incendi sull'isola. Un gigantesco incendio è divampato in un’area boschiva nella parte orientale di Cuba.
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Se nel resto della Russia il conflitto in Ucraina è soltanto un pensiero virtuale, nella regione di Belgorod si vive sotto il colpo costante dell’artiglieria ucraina. Soprattutto a Shebekino, a pochi chilometri dal confine, ogni giorno si contano danni e talvolta vittime. Ma nessuno corre al riparo. I rifugi sono chiusi. Dalla nostra inviata nella regione di Belgorod Rosalba Castelletti
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I fedeli della chiesa Sergij Radonezhskij di Belgorod si sono mobilitati sin dal primo giorno dell’offensiva russa contro l’Ucraina. Hanno raccolto beni per i rifugiati ucraini, poi per i soldati russi mobilitati. Nelle ultime settimane le fedeli si ritrovano ogni giorno, da mattina a sera, negli scantinati per tessere reti mimetiche da inviare al fronte. Nonostante la città sia sotto il fuoco costante dell’artiglieria, continuano a sostenere la “cosiddetta operazione militare speciale”.
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A Belgorod, capoluogo della regione al confine con il Donbass ucraino, sono frequenti i colpi di artiglieria e gli spari della contraerea russa. Da cosacco e cappellano militare, padre Vasilij Sergienko della chiesa Sergij Radonezhskij di Belgorod è abituato allo scontro a fuoco. Non i suoi fedeli, soprattutto donne e bambini. “Non resta - dice - che pregare che tutto questo finisca presto”. Dalla nostra inviata a Belgorod Rosalba Castelletti
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