In alternativa, Atlantia si è detta disposta a cedere direttamente l'intera partecipazione in Aspi a Cdp e ad altri investitori istituzionali di proprio gradimento. Secondo quanto stabilito, le quote nella società dei Benetton scenderanno dall'88% attuale al 10-12%, restando fuori dal Cda; parallelamente, è previsto l'ingresso dello Stato attraverso Cassa depositi e prestiti, con l'acquisizione del 51% delle azioni.
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Esultano il governo e la maggioranza, con le autostrade che torneranno di proprietà pubblica attraverso l’uscita di Benetton e l’ingresso al 51% di Cassa Depositi e Prestiti. Raramente accade che al triplice fischio in chiusura di una partita esultino per la vittoria entrambe le squadre. Altrettanto verosimile è pensare che il governo non abbia particolari problemi a concedere ai Benetton quel che vogliono.
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Il premier è indeciso a tutto tranne che a tenersi stretta la poltrona. Così i suoi ritardi su Alitalia, Ilva e pure sulla partita Autostrade pesano già sul nostro bilancio la metà di quanto vorrebbe chiedere al Fondo salvastati. E da Angela Merkel non arrivano buone notizie. Quanto ci costano i rit...
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La proposta di Aspi prevede anche l'erogazione di misure compensative a carico della società per un totale di 3,4 miliardi di euro. Secondo quanto riferito da una fonte, il governo ha anche dato mandato ai ministri dell'Economia e dei Trasporti per raggiungere un accordo finale con Atlantia. La rinuncia alla revoca, avverte il governo, "potrà avvenire solo in caso di completamento dell'accordo transattivo".
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Lo spettro dell’insolvenza incombe su Autostrade per l’Italia, gli obbligazionisti e i 7.300 dipendenti. E il termometro dei mercati lo registra subito penalizzato il titolo della controllante Atlantia, che in un solo giorno perde 1,68 miliardi di euro di capitalizzazione. Atlantia ha convocato oggi un cda straordinario in contemporanea con il Consiglio dei Ministri che deciderà sull’eventuale revoca.
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Sono state accolte, infatti, tutte le richieste dell’esecutivo e, nel giro di un anno, Aspi dovrebbe diventare una compagnia pubblica per il 51% di proprietà dalla Cassa depositi e prestiti (Cdp), una controllata del ministero delle Finanze. Oltre a una diluizione progressiva delle quote azionarie – con l’obiettivo di portare a un’uscita definitiva dei Benetton – verranno ridefiniti anche tutti gli aspetti della concessione: dalle tariffe di pedaggio fino all’importo dei risarcimenti.
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E in ambienti di governo in mattinata circola l'ipotesi che Atlantia possa mettere sul mercato la sua intera quota in Aspi. Potrebbe «subentrare nella fase dei controlli», mentre l'intera concessione - in caso di revoca - potrebbe essere messa a bando, sostiene il sottosegretario M5s Giancarlo Cancelleri. Ma il commissario, secondo alcune fonti, potrebbe anche essere fatto bersaglio di ricorsi e denunce degli azionisti di maggioranza e minoranza.
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In sintesi: con il controllo dello Stato e Atlantia al lumicino, insieme al successivo approdo in Borsa che ridimensionerà e sterilizzerà ancora la società, Autostrade non sarà più la società dei Benetton. Ma allo stesso tempo i Benetton possono dire di aver evitato l’allontanamento coatto da parte del Governo. Così i Benetton, che hanno un terzo di Atlantia, si ritroveranno ad avere in mano meno del 10% di Autostrade.
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Diventerà una public company, cioè una società con un azionariato diffuso dove i Benetton non saranno più i controllori, né siederanno nel consiglio di amministrazione. Ma allo stesso tempo i Benetton possono dire di aver evitato l’allontanamento coatto da parte del Governo. Il passaggio che segna l’avvio di una nuova fase è l’ingresso dello Stato, attraverso la Cassa depositi e prestiti, dentro Autostrade.
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«Sottovaluta le cause che il gruppo porterà nelle sedi europee ed è qui che lo Stato potrebbe uscirne sconfitto. Professore, la revoca della concessione ad Aspi è una soluzione percorribile? «I pedaggi autostradali sono diventati una tassa iniqua che fa pagare agli utenti una cosa che è stata già ampiamente pagata. «Lo Stato non può essere socio di chi prende in giro le famiglie del governo», ha aggiunto Conte.
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Scandalo Alitalia, altri soldi pubblici e “ricatto” dei Benetton sul ponte Morandi. [email protected] Non significa che, ove le responsabilità fossero accertate, Atlantia non debba pagare o che i Benetton debbano farla franca. Oltre un punto di pil di fine 2019, che si sbriciolerebbe con default a cascata ai danni dell’economia italiana. Sembrava che la vicenda dovesse sfociare in tutt’altro epilogo, ma ieri è arrivata la bastonata del premier.
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Ecco, in questa vicenda, si ha la sensazione chiara del fatto che gli altri soci, finora, non siano stati presi in considerazione. Finora il governo ha detto: fuori i Benetton o revoca. Quello che non viene preso in considerazione, è che Aspi, Autostrade per l’Italia, è una controllata di Atlantia. La Costituzione dice che il risparmio va tutelato, il codice Draghi dice che le minoranze hanno dei diritti proprio perché vengano difese dai soci di controllo.
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