Colpo alla ’ndrangheta: 104 arresti fra Calabria, Toscana e Lombardia. “Durante il lockdown aumentati gli aff…

La Repubblica INTERNO

E stanotte è scattato un maxi blitz contro la cosca Molè, che vede impegnate tre procure: Reggio Calabria, Firenze e Milano.

Negli ultimi mesi gli investigatori del Servizio centrale operativo della polizia hanno sequestrato una tonnellata di cocaina proveniente dal Sud America.

Il lockdown dell’anno scorso non ha rallentato gli affari delle storiche famiglie della 'ndrangheta di Gioia Tauro.

Ma restano davvero tante le estorsioni scoperte dagli investigatori delle squadre mobili di Reggio Calabria, Milano, Firenze e Livorno, coordinate dallo Sco diretto da Fausto Lamparelli. (La Repubblica)

Ne parlano anche altri media

«Ciò che ha scelto – dice don Luigi Ciotti – è sotto gli occhi di tutti». Don Luigi, quanto fa male sapere che un ragazzo che avrebbe potuto cambiare è tornato nella ‘ndrangheta? (la Nuova di Venezia)

L’operazione infatti è stata condotta, oltre che dalla procura distrettuale di Reggio Calabria, dalle procure distrettuali, Firenze e Milano. Il business della criminalità organizzata calabrese al Nord Italia e in Europa. (Calabria 7)

È quanto emerge dall'inchiesta "Nuova Narcos Europea", coordinata dalla Dda di Reggio Calabria. La cosca Molè, monitorata per circa un paio d'anni è riuscita a portare in Italia oltre una tonnellata, peraltro nel periodo di lockdown, di cocaina”. (Il Lametino)

In quella riunione, come chiarito dal pm Pasquale Addesso, si sedettero al tavolo anche alcuni "imprenditori estorti" e accettarono "di fare entrare la 'ndrangheta a cui interessava investire". Nel 2019 Carugati, 79 anni, e Pravisano, ex funzionario di banca, erano stati arrestati (e poi avevano patteggiato una pena) in un'inchiesta della Procura di Como su un "sistema di bancarotta" sempre con l'ombra della 'ndrangheta (IL GIORNO)

«Noi siamo come le raccomandate, arriviamo direttamente a casa», diceva, intercettata, una delle persone finite in carcere. I clan tra l’altro si riunivano in Svizzera per aggirare il 416 bis e dunque evitare di incorrere nel reato di associazione mafiosa (Il Reggino)

Chiosano i pm: «Rocco Molè doveva seguire le orme (del padre ndr) e subire l’apparato di cui fa parte quasi per nascita e dal quale non può dissociarsi. Coordina l’esercito della famiglia anche a Milano e a Gioia Tauro manda i suoi emissari per riscuotere il pizzo «con modalità asfissianti e cadenze quotidiane» (la Nuova di Venezia)