Riforma della giustizia in Israele, cosa dice e perché ha scatenato le proteste

QUOTIDIANO NAZIONALE ESTERI

Lo Stato di Israele è investito da un'ondata senza precedenti di proteste di piazza. Una grande fetta della società civile si è mobilitata contro la riforma della giustizia che è in fase di approvazione in Parlamento e in queste ore è in corso un sciopero generale che ha paralizzato il Paese. La nuova legge è contestata anche all'interno del governo. Fino a ieri il premier Benjamin Netanhyau ha messo a tacere il dissenso, per esempio licenziando il ministro della Difesa che chiedeva di sospedere i lavori parlamentari. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

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Subito dopo il discorso di Netanyahu lo Histadrut ha annunciato che revocherà lo sciopero generale, che minacciava di bloccare l’economia israeliana. “Quando c’è l’opportunità di evitare la guerra civile attraverso il dialogo, io, come primo ministro, prendo una pausa per il dialogo”, ha detto Netanyahu, dicendo di non essere pronto a dividere la nazione. (LaPresse)

Il premier israeliano e una parte della maggioranza di ultradestra che lo sostiene hanno ceduto alla piazza. La riforma della giustizia è ritardata, ma non abbandonata. (Il Fatto Quotidiano)

Nuove proteste in tutto Israele contro la riforma della giustizia voluta da Benjamin Netanyahu, che ieri ha licenziato il ministro della Difesa Yoav Galant, contrario al provvedimento. Oggi sciopero generale; chiuse anche le ambasciate. (Il Sole 24 ORE)

La polizia ha rafforzato le unità a Gerusalemme mettendo in campo centinaia di agenti per il timore di disordini. (Il Sole 24 ORE)

Netanyahu a colloquio con chi lo sostiene, ma l’estrema destra di Ben Gvir lo minaccia: “Se si ferma noi fuori dall’esecutivo”. Due manifestanti entrano alla Knesset (Il Fatto Quotidiano)

Due manifestanti entrano alla Knesset E “Bibi” perderebbe la maggioranza. (Il Fatto Quotidiano)