Perché protesta Israele: i punti chiave della riforma della giustizia voluta da Netanyahu

L'HuffPost ESTERI

La riforma giudiziaria che ha spaccato Israele è il principale perno su cui ruota l'azione dell'esecutivo di Benjamin Netanyahu dal momento (fine dicembre 2022) in cui è entrato in carica. Gli architetti della legge sono il ministro della Giustizia Yariv Levin (Likud) e il potente presidente della Commissione costituzionale della Knesset Simchà Rothman (Sionismo religioso). Il governo sostiene che la riforma serva a riequilibrare una situazione sbilanciata in cui la Corte Suprema è andata spesso oltre le sue prerogative. (L'HuffPost)

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Circa 80.000 persone si sono radunate a Gerusalemme attorno alla Knesset, il Parlamento israeliano, per protestare contro la riforma della giustizia del governo di Benjamin Netanyahu. Il primo ministro israeliano sui social ha chiesto ai manifestanti di comportarsi con responsabilità e di non provocare altre violenze, scrivendo: "Siamo tutti fratelli". (Il Sole 24 ORE)

Subito dopo il discorso di Netanyahu lo Histadrut ha annunciato che revocherà lo sciopero generale, che minacciava di bloccare l’economia israeliana. “Quando c’è l’opportunità di evitare la guerra civile attraverso il dialogo, io, come primo ministro, prendo una pausa per il dialogo”, ha detto Netanyahu, dicendo di non essere pronto a dividere la nazione. (LaPresse)

Due manifestanti entrano alla Knesset Nella notte oltre 700mila persone in piazza e lunedì mattina sciopero generale. (Il Fatto Quotidiano)

La riforma della giustizia è ritardata, ma non abbandonata. Il premier israeliano e una parte della maggioranza di ultradestra che lo sostiene hanno ceduto alla piazza. (Il Fatto Quotidiano)

Con un tono più conciliante, poi, Netanyahu ha ribadito di essere determinato ad approvare la riforma giudiziaria, ma ha chiesto “un tentativo per raggiungere un ampio consenso“ “Rinvio per evitare una guerra civile”. (LaPresse)

Nuove proteste in tutto Israele contro la riforma della giustizia voluta da Benjamin Netanyahu, che ieri ha licenziato il ministro della Difesa Yoav Galant, contrario al provvedimento. Oggi sciopero generale; chiuse anche le ambasciate. (Il Sole 24 ORE)