Posta sui social la foto del figlio con la pistola: “Così sei uguale a tuo padre”

Il Riformista INTERNO

La zia, in casa con la madre e il padre, chiede al nipote di appena 11 anni di consegnare una dose di cocaina.

Il piccolo a torso nudo, catena dorata con un grosso medaglione al collo e una pistola a giocattolo nella mano destra.

Il padre, la madre e la zia dei Baby Pusher sono tra i destinatari delle misure cautelari.

“Così sei uguale a tuo padre”, scriveva la donna nel post

Si è già scritto del linguaggio in codice (“ambasciata”, “caffè”, “toso”, “biscotto”, “pallini”), non poteva mancare visti i tempi il contorno social: sui social una delle madri indagate postava tempo fa sui social la foto del figlio. (Il Riformista)

La notizia riportata su altre testate

E quando i ragazzini si rifiutavano, venivano pure pesantemente apostrofati dai genitori. Per la consegna, a questo punto, si offre la sorella del ragazzino, anch’ella minorenne, ma arriva la telefonata del fidanzato che è in carcere e la ragazza cerca di convincere il fratello offrendogli 10 euro, come ricompensa. (Metropolisweb)

Un quadro di degrado allucinante a Torre Annunziata, dove ieri è stata sgominata la piazza di spaccio del Rione Poverelli. Il messaggio è quanto mai emblematico: “Sei uguale al tuo papà vita mia”. (Lo Strillone)

Venivano coinvolti anche i minorenni, figli dei pusher, nelle piazze di spaccio dei rione dei "Poverelli" di Torre Annunziata (Napoli), dove oggi i carabinieri hanno eseguito 18 arresti sotto il coordinamento dell'ufficio inquirente coordinato dal procuratore Nunzio Fragliasso. (La Repubblica)

L'unica soluzione è levare la patria potestà sin da piccolissimi ai figli delle famiglie dei camorristi e degli spacciatori. Hanno un destino segnato. (TorreSette)

0 Facebook Bimbo napoletano di 11 anni con la pistola, la mamma posta la foto: “Sei uguale a papà” Cronaca 6 Agosto 2022 16:09 Di redazione 2'. Il commento di Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale di Europa Verde (Voce di Napoli)

I messaggi in codice. Le difficoltà nel portare avanti le indagini derivano dai tentativi di tradurre il linguaggio con cui i malfattori si parlavano tra di loro. Gli spacciatori, come ricostruito dai carabinieri, usavano un linguaggio in codice per trattare le cessioni di sostanza stupefacente (ilGiornale.it)