Azov, 1730 i soldati che si sono arresi ai russi. Tra loro anche il vicecomandante "Kalina"

Secolo d'Italia INTERNO

Un gruppo di 89 soldati ucraini del battaglione Azov sono stati trasferiti in Russia, in un centro di detenzione di Taganrog, dove saranno incriminati per reati di estremismo da un tribunale militare: lo ha reso noto il sito di notizie online russo 161.ru.

Sono in tutto 1.730 i soldati ucraini dell’Azovstal – secondo fonti russe – che si sono arresi in questi giorni.

La Croce rossa deve inoltre poter intervistare i prigionieri di guerra senza testimoni e la durata e frequenza di tali visite non deve essere indebitamente limitata

La Croce rossa ricorda che, secondo quanto previsto dalle convenzioni di Ginevra, deve avere accesso immediato a tutti i prigionieri di guerra in tutti i posti in cui sono detenuti. (Secolo d'Italia)

La notizia riportata su altre testate

(Adnkronos) - Nessuna resa, nessuna evacuazione dall'Azovstal. I generali di Putin e di Biden tornano a parlarsi (ilgazzettino.it)

L’annuncio arriva circa 24 ore dopo che da Mosca davano per certo la resa totale del battaglione Azov e degli ultimi combattenti asserragliati nei tunnel del sito metallurgico di Mariupol, compreso quella del vicecomandante Palamar. (InsideOver)

In modo anche abbastanza incredibile, perché la parola “fine” sembrava essere stata posta appena tre giorni fa. Azovstal, la battaglia che non finisce anche quando dà l’illusione di farlo. (Il Primato Nazionale)

A diffondere le immagini è stato il ministero della Difesa russo. I militari ucraini, tra i quali anche diverse donne, lasciano le acciaierie Azovstal a Mariupol e "si arrendono" all'esercito di Putin. (Tiscali Notizie)

Ci vediamo». Così in un breve videomessaggio diffuso stasera dall’Ukrainska Pravda il vicecomandante e portavoce del reggimento Azov, Sviatoslav `Kalina´ Palamar, che secondo i media russi si era arreso lasciando l’acciaieria di Mariupol (Corriere TV)

Dovrete diventare comandanti e assumere il controllo o scappare e poi soffrire perdite ancora più grandi». Grazie al mondo, grazie all’Ucraina. (Open)