Sally Rooney si rifiuta di tradurre in ebraico il suo ultimo romanzo

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L’acclamata scrittrice irlandese è sostenitrice da tempo della causa palestinese e della campagna mondiale di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) contro in Israele.

Sally Rooney non ha autorizzato la traduzione del suo ultimo romanzo Beautiful World, Where Are You in ebraico come protesta contro la politica del governo d’Israele.

Si tratta di un rifiuto per ragioni commerciali, ha aggiunto, non riguardante assolutamente la traduzione in ebraico, che resta disponibile per una casa editrice che condivida i suoi stessi principi. (L'HuffPost)

La notizia riportata su altri media

leggi anche Sally Rooney boicotta Israele: il suo nuovo libro non verrà tradotto dalla casa editrice israeliana Modan. Chi è Sally Rooney? (Sololibri.net)

Scritta da un gruppo di creativi palestinesi, chiedeva la fine della violenta occupazione e colonizzazione israeliana e, tra le altre cose, suggeriva ai colleghi artisti di astenersi dall’esibirsi in Israele fino a quando non sarebbe esistita una Palestina libera Non è la prima volta che Rooney segnala il suo impegno a sostegno della Palestina e contro Israele. (Rivista Studio)

Accusata di antisemitismo, Sally Rooney è ora al centro di una bufera social che si sta scatenando a colpi di tweet e commenti. L’autrice irlandese Sally Rooney boicotta Israele ed è stata molto chiara a riguardo. (Sololibri.net)

Tsiolkas, nel suo intervento brillante e scorrevole, aveva parlato con franchezza della sua infanzia in una famiglia di emigrati greci. La scrittura per me è sempre stata un rifugio, un luogo che accoglie chiunque lo desideri, senza bandire né giudicare nessuno (Corriere della Sera)

Le polemiche: è antisemitismo. DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA I lettori israeliani non potranno sfogliare l’ultimo libro di Sally Rooney: non in ebraico, almeno. E Sally Rooney non ha mai fatto mistero delle sue simpatie marxiste. (Corriere della Sera)

Subito sono arrivate le critiche a Rooney, come quelle di Gitit Levy-Paz del Jewish People Policy Institute che, in un articolo su Forward, si è detta «sorpresa e addolorata dalla decisione di Sally (ilGiornale.it)