Coronavirus, il paradiso a 3 ore dall'Italia: vai, ti vaccini e ricominci a vivere

Liberoquotidiano.it SALUTE

Mentre i serbi si sono vaccinati al 70% con il siero cinese, "io ho scelto Pfizer e in 48 ore ho avuto l’appuntamento in un ospedale di Belgrado.

E ora, con il certificato di vaccinazione in attesa di essere registrato dall'Ats di Milano, può ricominciare a viaggiare

Dopo aver vaccinato rapidamente anziani e fragili, hanno incoraggiato le somministrazioni alle categorie produttive per favorire la ripresa dell’economia". (Liberoquotidiano.it)

Ne parlano anche altre fonti

Poi il Governo ha aperto a tutti e chiunque dall’Italia può imbarcarsi alla volta di Belgrado dopo aver richiesto il vaccino. Il vaccino è gratuito anche in Serbia per gli stranieri, la stessa organizzazione che ha promosso Cuba con il suo vaccino Soberana a partire dall’estate (Il Riformista)

“Senza appuntamento è inutile partire: le frontiere sono chiuse e serve aver fissato la prenotazione”, conclude la console Sono centinaia le chiamate e le mail ricevute negli ultimi giorni dal Consolato serbo a Milano (Sky Tg24 )

Per quanto riguarda la scelta del tipo di vaccino, “è possibile esprimere anche una scelta multipla” In Italia, ma non solo. (StatoQuotidiano.it)

La Serbia, infatti, sottopone alla vaccinazione anche gli stranieri con la possibilità di scegliere tra vaccini Pfizer, Sputnik V, Sinopharm, AstraZeneca e Moderna. Per quanto riguarda la scelta del tipo di vaccino, ”è possibile esprimere anche una scelta multipla”. (L'HuffPost)

Nel modulo online si inseriscono i propri contatti sms e e-mail, si sceglie il siero preferito e si attendere di ricevere la data e l’orario dell’appuntamento. Stesso iter per la seconda dose, che dà il diritto a ricevere il certificato vaccinale da fare poi registrare in Italia (Imola Oggi)

Un caso unico nella regione che al contrario contava sulle scorte in più acquistate dall’Ue e promesse da Bruxelles agli Stati dei Balcani, e sul Covax, il meccanismo dell’Oms che garantisce l’accesso ai vaccini per i Paesi a medio e basso reddito, di cui l’Europa è uno dei principali donatori. (Il Manifesto)