L’arcivescovo di Kiev in collegamento a Cagliari: “In Ucraina 500 persone in una fossa comune” - L'Unione Sarda.it

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Il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina si è infine appellato anche alla solidarietà della Chiesa italiana per accogliere i rifugiati

Monsignor Shevchuk ha definito i 78 giorni di guerra, come "78 giorni di lacrime, di fiumi di sangue che scorrono sul terreno ucraino".

L'esercito ucraino è stato capace di fermare i carri armati russi a 50 chilometri dalla nostra cattedrale".

Lo ha riferito l'arcivescovo maggiore di Kiev, monsignor Sviatoslav Shevchuk, in video collegamento con il XXIII Convegno Nazionale per la Pastorale della Salute della Cei a Cagliari. (L'Unione Sarda.it)

La notizia riportata su altre testate

Orrori senza eco. L’alto prelato ha ammesso che non pensava che sarebbe «riuscito a sopravvivere perché la capitale in tre giorni era quasi circondata». (LaC news24)

Sul fronte nord-orientale gli ucraini hanno riconquistato posizioni importanti e, secondo analisti militari Usa, «sembra che abbiano vinto la battaglia di Kharkiv». Nel frattempo sono in corso trattative per l’evacuazione di almeno 60 persone, i feriti più gravi ed i medici (Giornale di Sicilia)

Lo rende noto il Segretariato dell'arcivescovo maggiore, con sede a Roma. Vuol dire che sono state assassinate in un modo crudele, nello stesso modo in cui ai tempi di Stalin assassinarono gente innocente gettandola in fosse comuni". (Gazzetta di Parma)

“La portata delle uccisioni illegali, compresi gli indizi di esecuzioni sommarie nelle aree a nord di Kiev, è scioccante. (Nella foto l’arcivescovo di Kiev mentre benedice alcune salme a Bucha) (Secolo d'Italia)

"In una fossa comune abbiamo trovato cinquecento corpi, gli uomini avevano i polsi legati dietro la schiena ed erano stati giustiziati con un colpo alla nuca". In Bosnia nel luglio del 1995, circa ottomila uomini e ragazzi musulmani furono ammazzati in piccoli gruppi o uno alla volta. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Anche perché a nessuna delle parti in causa converrebbe mostrare l’uso della tortura come arma sistematica applicata ai prigionieri. A rivelarlo sono stati i servizi di Kiev, secondo cui il protagonista di questa vicenda si chiama Konstantin Solovyov, un soldato russo appartenente all’11esimo corpo di armata dell’esercito di Mosca. (InsideOver)