“C’è chi vuole che l’Ucraina si sottometta, io che si difenda”: così Draghi attacca i filorussi

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Il primo punti di vista è "il mio", ha messo immediatamente in chiaro Draghi: "L'Ucraina si deve difendere, le sanzioni e l'invio di armi servono a questo".

Ancora: "La Russia è troppo forte, perché combatterla, lasciamo che entri, lasciamo che l'Ucraina si sottometta, dopotutto cosa vogliono questi…", ha continuato Draghi tra gli applausi scroscianti della Camera dei deputati

A cura di Tommaso Coluzzi. (Fanpage.it)

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L’Aula approva compatta, tra siparietti e la protesta: «Stop all’invio di armi». francesco olivo (La Stampa)

Così il premier Mario Draghi, replicando agli interventi dei deputati dopo le sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo L'altro punto di vista è diverso: 'l'Ucraina non si deve difendere, non dobbiamo fare le sanzioni e non dobbiamo mandare le armi. (Corriere TV)

Dall’inizio della guerra, il governo italiano si è mosso per trovare fonti di approvvigionamento alternative al gas russo. E ora la possibilità che si arrivi a uno stop totale delle forniture di gas dalla Russia sta diventando concreta. (QuiFinanza)

Per cui", ha affermato Draghi, citando anche le ricadute delle sanzioni sulle famiglie e sul loro potere d'acquisto.Il discoro di Draghi alla Camera, in sostanza, ha ripercorso quello di ieri al Senato, riepilogando innanzitutto i: gli sviluppi della guerra in Ucraina e il sostegno europeo a Kiev; le ricadute umanitarie, alimentari, energetiche e securitarie del conflitto; gli aiuti a famiglie e imprese colpite dalla crisi; le prospettive di allargamento dell'Ue; i seguiti della Conferenza sul futuro dell'Europa. (Borsa Italiana)

Dopo il Senato, il presidente del Consiglio Mario Draghi è intervenuto alla Camera per le comunicazioni sul prossimo Consiglio europeo. «Le sanzioni sono efficaci? (Il Sole 24 ORE)

La colpa è della Russia che ha dichiarato guerra all'Ucraina» Le sanzioni, l'invio di armi, servono a questo», queste la parole del premier Mario Draghi nella replica alla Camera al termine del dibattito in vista del consiglio europeo. (ilmattino.it)