Due casi diversi e le risposte da dare

La Stampa INTERNO

Due casi diversi e le risposte da dare. Molte persone che hanno vissuto l’esperienza di stare accanto a chi ha affrontato questo tipo di decorso sanno che anche gli ultimi giorni – se non straziati dal dolore - possono riservare momenti belli e importanti, offrire esperienze significative, cambiare addirittura il senso di una vita. Lucetta Scaraffia

(La Stampa)

Ne parlano anche altri media

Milano, 4 ago. (askanews) – Il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, è indagato a Milano per aver accompagnato in Svizzera la signora Elena, una 69enne veneta affetta da tumore polmonare irreversibile con metastasi, a morire con la procedura del suicidio assistito. (Agenzia askanews)

Da italiana si trova in Svizzera, dice la signora Elena nel video messaggio che ha voluto lasciare come testamento. Il bivio tra disperazione e speranza. Voleva risparmiarsi un inferno, la sofferenza estrema della fase terminale della sua malattia. (Aleteia)

Europa Verde esprime la sua solidarietà a Cappato e sottolinea: "Siamo indignati per i ritardi che l’Italia continua ad accumulare in merito ai diritti civili". Il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni è accusato di aiuto al suicidio in merito al caso della signora Elena, malata terminale di cancro ma ancora autosufficiente, accompagnata a morire in Svizzera con il suicidio assistito. (IL GIORNO)

Vediamo, invece, che non è così: al contrario, dove i malati vengono assistiti in modo adeguato insieme alle loro famiglie, non c’è richiesta di morte L’assistenza fornita da Marco Cappato è una provocazione, secondo lei? (Diocesi di MIlano)

(Adnkronos Salute) - La procura di Milano ha inscritto, come da prassi dopo la ricezione di un'autodenuncia (fatta ieri ai carabinieri della Compagnia Duomo), Marco Cappato per istigazione al suicidio per aver accompagnato Elena, 69enne malata oncologica in fase terminale, in Svizzera. (Tiscali Notizie)

La libertà di Elena (e di Marco) può avere un costo molto alto. Perché la vita di Elena, diversamente da quella di Dj Fabo, non dipendeva da trattamenti di sostegno vitale e quindi il suo caso non rientrava tra quelli previsti dalla sentenza 242 della Corte costituzionale (Associazione Luca Coscioni)