Maturità 2022, attualità per la prima prova: i 30 anni dalla strage di Capaci

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Giovanni Falcone era un magistrato antimafia che negli anni si era distinto per il suo impegno nella lotta alla mafia italiana,.

In questo senso, conoscere le dinamiche inerenti alle stragi di mafia, come il trentennale della morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino,

L'esame si aprirà con la prima prova scritta di italiano,Quest'anno i maturandi potranno contare su diversi spunti per affrontare lo scritto di italiano, viste e considerateTra qualche giorno infatti ricorre il trentesimo anniversario della strage di Capaci, dove, tra gli altri,. (Skuola.net)

La notizia riportata su altre testate

L'indagine pone in luce due aspetti fondamentali che possono sintetizzare il pensiero dell'opinione pubblica italiana sulla vicenda della strage e sul fenomeno mafioso più in generale. Solo una marginale minoranza degli italiani (8%) ritiene che sulle stragi di Capaci e via D'Amelio sia stata fatta piena giustizia. (Corriere del Mezzogiorno)

(ITALPRESS) – “Si è parlato moltissimo di ciò che ha fatto Falcone e della strage di Capaci ma di quello che c’è in mezzo, che secondo me è decisivo, no. Così Claudio Martelli, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress, a 30 anni dalla strage di Capaci ricorda le vicende che nel 1992 stravolsero la Sicilia e l’Italia intera. (Italpress)

Paola. Severin. Melograni. Cara Paola, tutti parlano della mafia, del trentennale della strage di Capaci, di Falcone, di Borsellino. Io so che la mafia c’è pure qui a Milano, (so di storiacce che riguardano bar e ristoranti) ma passa tutto sotto silenzio. (IL GIORNO)

Eppure trent’anni anche con Falcone, con la sua eredità morale, intellettuale, giuridica. Senza quel sorriso disarmante, porta d’ingresso, dice chi l’ha conosciuto bene, di quell’ironia così sorprendente in chi aveva, per estrema consapevolezza, un rapporto diciamo costante con la morte. (La Provincia di Cremona e Crema)

Eppure trent’anni anche con Falcone, con la sua eredità morale, intellettuale, giuridica. Senza di lui come uomo, con la somma delle sue responsabilità, delle sue battaglie, delle sue amarezze, dei suoi sogni. (Italpress)

E per il 71 per cento degli intervistati, poi, il giudice siciliano fu costretto a combattere la mafia in solitudine, proprio perché abbandonato da politici e colleghi. Una ricerca ad ampio raggio che sonda il ricordo degli italiani della stagione stragista e di Giovanni Falcone e la percezione attuale del fenomeno mafioso. (Secolo d'Italia)