Accordo sul nucleare iraniano, gli Usa pronti a riprendere colloqui "indiretti"

la Repubblica ESTERI

Dunque con il ritorno degli Stati Uniti c’è lo spazio politico per rimettere in sicurezza il programma nucleare di Teheran e abbassare la tensione nella regione.

Al centro dell’incontro la prospettiva di un rientro nell’accordo da parte degli Stati Uniti dopo l’elezione di Joe Biden.

Al termine dei colloqui, è emerso che martedì prossimo si terrà un meeting fisico tra le parti a Vienna per rilanciare i negoziati. (la Repubblica)

Se ne è parlato anche su altri media

Martedì prossimo a Vienna, una delegazione dell’amministrazione Usa parteciperà ai colloqui, in presenza, di tutti i Paesi firmatari. Secondo alcuni analisti sul cambio di strategia degli Stati Uniti ha pesato l'avvicinamento cinese all'Iran, dopo la recente firma di un accordo di cooperazione per 25 anni tra Pechino e Teheran (Vatican News)

Durante l'intervista, Malley ha fatto riferimento all'aumento dell'Iran dell'uranio arricchito e ha affermato che gli Stati Uniti sono in una posizione peggiore rispetto al programma nucleare iraniano ed a quando hanno lasciato l'accordo nucleare nel maggio 2018. (L'AntiDiplomatico)

Il capo di stato iraniano ha quindi sottolineato che Washington continua a mostrare una "mancanza di conoscenza" in materia di Iran e ha ribadito che finora Teheran è stata l'unica parte in causa a farsi carico dell'onere dell'accordo. (Sputnik Italia)

L'Iran ha deciso di ridimensionare gradualmente i propri impegni nel 2019, un anno dopo che gli Stati Uniti si sono ritirati dall'accordo sul nucleare e hanno iniziato a imporre sanzioni a Teheran. L'Iran non accetterà una graduale revoca delle sanzioni USA, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri Saeed Khatibzadeh in un'intervista a PressTV. (Sputnik Italia)

Gli Stati uniti e l’Iran ricominceranno ad avere contatti per parlare del ritorno all’accordo sul nucleare. Al momento si tratta di colloqui indiretti, ma la prossima settimana, a Vienna, i due Paesi negozieranno tramite intermediari che cercheranno di riportarli entrambi alla conformità con l’accordo nucleare del 2015. (Il Manifesto)

Da duemila giorni sono in carcere in Iran: Siamak arrestato nel 2015 con l’accusa di “collusione con un Paese nemico”, e condannato a 10 anni di carcere. Baquer in prigione invece dal 2016 dopo essere stato attirato in Iran con la scusa che avrebbe potuto rivedere suo figlio. (la Repubblica)