Iran, Tv ammette uccisione dimostranti

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Iran, Tv ammette uccisione dimostranti. Condividi. 12.31 La tv statale iraniana ha riconosciuto che le forze di sicurezza hanno sparato contro i dimostranti durante le recenti proteste per il rincaro della benzina uccidendone un numero imprecisato.

L'ammissione giunge all'indomani di un rapporto di Amnesty International, secondo cui sono almeno 208 le vittime accertate della repressione delle violente proteste nel Paese. (Rai News)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Teheran (AsiaNews/Agenzie) - Il ministro iraniano degli Esteri Mohammad Javad Zarif è favorevole a una riduzione della tensione fra Paesi del Golfo. Il Sultanato, aggiunge, “è pronto a dispiegare tutti i propri mezzi e capacità per mettere fine all’attuale situazione di tensione e preparare il lancio di un dialogo costruttivo fra nazioni”. (AsiaNews)

- ROMA, 3 DIC - Tre settimane dopo l'inizio delle proteste in Iran scatenate dai rincari della benzina, che hanno portato alle più gravi violenze in 40 anni di Repubblica islamica, per la prima volta Teheran riconosce che le forze di sicurezza hanno sparato e ucciso alcuni manifestanti. (Tiscali.it)

Amnesty International sta aggiornando il numero dei manifestanti uccisi attraverso fonti credibili e verificate incrociate, interne ed esterne all’Iran, tra cui parenti delle vittime, giornalisti e attivisti per i diritti umani. (Agenpress)

Il portavoce della magistratura arriva a sostenere che tra i manifestanti «molti sono stati uccisi da mercenari dell'organizzazione illegale dei Mojaheddin del Popolo (Mko) e di servizi di intelligence stranieri» e non dalle forze armate dello stato. (A Voce Alta)

La tv statale iraniana ha riconosciuto che le forze di sicurezza del Paese hanno sparato contro i dimostranti durante le recenti proteste per il rincaro della benzina. (Unioneonline/v.l.) (L'Unione Sarda.it)

- ROMA, 3 DIC - Il presidente americano Donald Trump ha definito "terribile" che "molti" iraniani siano stati "uccisi per il solo fatto di aver manifestato". (La Nuova Sardegna)