Movimento 5 Stelle, 16 no alla Camera. È guerra anche sulle espulsioni

Corriere della Sera INTERNO

O magari invece quel Giuseppe Conte ancora indeciso tra una sua lista, il ruolo di federatore e l’adesione al M5s?

Ma lo Statuto, all’articolo 11, recita che chi è espulso dai gruppi parlamentari lo è anche dal Movimento, e viceversa.

Un drappello di una trentina di deputati dissidenti, che riducono i ranghi della maggioranza contiana e che fanno rischiare un’implosione del Movimento.

I numeri dei dissidenti Se al Senato i no sono stati 15, alla Camera è andata peggio: 16 no, 4 astenuti, ma anche 12 assenti. (Corriere della Sera)

Se ne è parlato anche su altre testate

(LaPresse) – “Gesù ha affrontato volontariamente il tentatore e lo ha vinto; e al tempo stesso ci rammenta che al diavolo è concessa la possibilità di agire anche su di noi con le tentazioni (LaPresse)

Qualcosa c’è se proprio l’ultimo segretario, Ignazio Messina, a Repubblica, ammette “interlocuzioni” in corso. Tonino viene accusato di una gestione opaca dei finanziamenti pubblici, in parte utilizzati per l’acquisto di case e casolari agricoli. (L'HuffPost)

La Casaleggio Associati aveva due clienti principali infatti, Beppe Grillo e Antonio Di Pietro. I risultati li conosciamo: il M5S ha raggiunto numeri che Italia dei Valori ha soltanto sognato (Open)

Ma visto che i bossoli tornavano indietro come boomerang, hanno pensato a un piano b: un nuovo gruppo con Italia dei valori. Quella dell'ultima ora, riportata dall'Agi, è che una decina di espulsi alla Camera ha già pronto il nome di un nuovo gruppo. (ilGiornale.it)

Mercoledì, infatti, un altro voto su Rousseau ha abolito la figura del capo politico per sostituirla con un Comitato direttivo composto da cinque membri scelti dall’assemblea. E’ il marasma nel M5s il contraccolpo più forte che ha accompagnato la nascita del governo Draghi. (Gazzetta del Sud)

Ecco perchè i dissidenti stanno pensando di recuperare il simbolo dell’Italia dei Valori, lo storico partito fondato da Antonio Di Pietro e poi “prosciugato” dall’avanzata impetuosa dello stesso M5S. Sono quindi trentuno, in tutto, i parlamentari grillini che non hanno accordato la fiducia al governo Draghi. (Periodico Italiano)